07.06.2008
Caro Dino...
IN MEMORIA DI DINO
Il grande Dino Risi ci lascia in punta di piedi e si congeda con discrezione, in linea con il grande stile che lo ha accompagnato per ben 92 anni. Mentre si sprecano dappertutto filmografie ed elogi funebri di rito e ci si documenta sul suo curriculum, sarebbe più giusto ed appropriato soffermarsi sulla sua grandezza di fine intellettuale e di uomo semplice, che traspariva nonostante la sua austera saggezza e il timore reverenziale che si provava al suo cospetto.
Si definiva “un fallito riuscito” ma anche “poco orgoglioso di sè”; ed era straordinario quel suo distacco che trovava antiche radici nella sua signorilità. Aveva capito presto che l'Italia sarebbe stata la sua maggiore fonte di ispirazione con il suo inesauribile pozzo narrativo.
Perchè Dino Risi oltre ad essere stato il padre legittimo della commedia all'italiana è riuscito ad esportare il senso autentico dell'italianità in tutto il mondo. All'estero non riuscivano proprio a comprendere come mai un autore del nostro cinema si soffermasse spesso così a lungo (e bene) sui mali caratteriali dell'Italia e degli italiani. E Risi ha raccontato la vigliaccheria, la sfrontatezza, il cinismo, l'avidità e la cialtroneria in tutte le sue commedie (“I mostri” del 1963 fu una sorta di perfetto manuale sull'argomento), ma anche dato spazio alla tenerezza e alla solitudine (con “Profumo di donna” che trionfò a Cannes fino a “Fantasma d'amore”). Sempre con la giusta misura dell'osservatore che non vuole giudicare con facili moralismi, ma che spesso anzi si appresta a condividere tali difetti della patria, facendoli propri.
Molto amato dai francesi che lo hanno spesso adottato come illustre ospite, nei soliti prevedibili giochi delle coproduzioni, è stato anche un arguto ed attento collezionista di aforismi e frasi celebri che ha puntualmente raccolto in alcuni suoi bellissimi libri e che sono una delizia per la mente e per il cuore.
Persona squisita e disponibile non ha trovato fino ad ora degni eredi della sua grandezza (lui credeva in certi vagiti di Paolo Virzì, ma chissà); in fondo avere nell'animo dolcezza e cinismo in dosi uguali (micidiali le sue frecciate ironiche rivolte ai suoi colleghi di lavoro) non è un attitudine che appartiene a molti. Come il grande Howard Hughes che passò la sua vecchiaia in un irraggiungibile penthouse di Las Vegas, Risi si era ritirato da anni in un residence nel cuore di Roma, ma a differenza dell'americano non si negava, anzi tutt'altro.
Con entusiasmo parlava dei suoi lavori che erano oggetto in tutta Italia di rassegne cinematografiche e tributi a lui dedicati (molto interessante ci apparve il documentario "Una breve vacanza" realizzato da Fabrizio Corallo in occasione dei suoi primi 90 anni), premurandosi che la copia del suo film fosse integra e di buona qualità. Con garbo e disponibilità, mesi fa lo contattai per un'intervista in occasione della proiezione de " La stanza del vescovo" per la rassegna "Cinema segreto italiano": mi parlò del suo rapporto spesso contrastato ma costruttivo con scrittori come Chiara e Arpino. Come sarebbe bello dedicargli una rassegna o, perchè no, addirittura un cineclub!
Ci piacerebbe ricordarlo senza facili malinconie e rimpianti, privandoci dei patetismi che saltano fuori quando se ne vanno i giganti. Perchè professionisti e uomini grandi come Dino sono destinati a non morire mai, ma a rivivere attraverso i tesori che ci hanno lasciato. Anche perchè come lui sosteneva: "il bello del morire è che non bisogna fare le valigie".
Amava così tanto il suo mestiere da vivere questo amore con apparente distacco e disincanto. Vedere per credere il suo grande atto d'amore rivolto al cinema come grande illusione attraverso i bellissimi film "Telefoni bianchi" (1976) e "Sono fotogenico" (1980) in cui Risi si è avvalso di un formidabile lavoro di sceneggiatura.
“Il cinematografo, diceva, è un supermercato dove vendono amore e paura”. Guardava però con rammarico e timore la forza devastante del mezzo televisivo: “il cinema è la vita della televisione, ma la televisione è la morte del cinema. Ma la differenza fra le due cose è che quando guardi la tv, sai sempre dov'è la toilette”!
Caro maestro, stavolta Lei ci mancherà sul serio.
Giugno 2008
Alcuni suoi epigrammi ed aforismi che mi piace ricordare:
Da giovane fu un blando terrorista, oggi è un feroce pacifista.
L'amore eterno nasce d'estate e muore d'inverno.
Gli onesti non sono incorruttibili, ma costano di più.
Era abbastanza intelligente da capire di non esserlo abbastanza.
Ci sono specchi ai quali siamo antipatici.
Il segreto della felicità? Accontentarsi di quello che non si ha.
In ogni paese c'è un'orrenda casa moderna, l'ha progettata un geometra figlio del sindaco.
Generale: uno che non esita a dare la tua vita per il proprio paese.
Che bello il genio: lui detta e tu scrivi. Col talento invece devi cavartela da solo.
Il miliardario morì, accerchiato dall'affetto dei parenti.
Insegnando, si impara.
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