16.01.2009
Tonino Guerra accarezza il cuore di Bari
TONINO GUERRA ACCAREZZA IL CUORE DI BARI
“La realtà è di una fantasia stupenda”. L'ingresso in sala d'un poeta , in occasione di una festa cinematografica barese ormai alle battute finali, rende magica la serata conclusiva riservata alle “anteprime”, illuminando la scena con la grandezza che appartiene solo ai saggi. La presenza di Tonino Guerra, lo diciamo in tutta onestà, è un privilegio ma anche uno dei regali più belli concessi durante la rassegna da un direttore artistico che ha saputo pigiare benissimo l'accelleratore sul divismo riservato ad attori e protagonisti del cinema italiano, preoccupandosi però anche di benefiche e costruttive frenate, pause di riflessione espresse attraverso legittimi tributi e commemorazioni. Tonino Guerra, classe 1920, è arrivato col treno dalla sua Pennabilli (piccolo comune marchigiano), per ritirare un meritatissimo premio all'eccellenza artistica, conferitogli dalla Camera di Commercio di Bari. Persona amabile e di infinita cultura, oltre che grande professionista nel mestiere cinematografico più duro che è quello di sceneggiatore, ha accarezzato il cuore dei baresi ricordando aneddoti legati al suo rapporto con Michelangelo Antonioni e Federico Fellini, compagni di lavoro e di vita.
“La realtà è di una fantasia stupenda. Nel nostro mestiere siamo stati fortunati perchè avevamo raccolto l'eredità pesante del dopoguerra e avevamo tante storie da raccontare. Andavamo dai produttori con quaranta, cinquanta idee e poi ne mettevamo in pratica qualcuna. Oggi il mestiere di sceneggiatore è in crisi perchè non ci sono molte storie da raccontare. Viviamo nella mancanza totale di ideali e di punti di riferimento. Michelangelo Antonioni, mio grande amico, è a mio avviso uno dei registi meno amati in Italia perchè faceva un cinema molto diverso. Lui sfuggiva all'ovvio perchè si preoccupava di fotografare le storie, non di raccontarle come facevano gli altri. Era un maestro di tecnica ma anche di studio di questa straordinaria forma d'arte. Il cinema non è solo un linguaggio, non va inteso come un mezzo semplice, è anche un mestiere. Non potrò mai dimenticare un'esperienza accaduta in Uzbekistan; eravamo in macchina e accogliemmo tre santoni che ci chiesero un passaggio. Michelangelo si preoccupava di comunicare con loro, ma questi tre individui apparivano distaccati e silenziosi. Poi una volta giunti a destinazione Michelangelo ci fece una foto con la sua inseparabile Polaroid e gliela volle regalare. I tre santoni vestiti di bianco lo ringraziarono e gliela restituirono dicendo una frase che l'interprete ci tradusse: “perchè fermare il tempo? E noi che ci guardammo come degli alieni perchè eravamo li per girare un film!”
Tonino Guerra ricorda anche alcuni toccanti episodi legati alla sua prigionia in un campo di concentramento nazista; le notti trascorse a confortare i suoi compagni, a scrivere e a declamare poesie. Il tema principale non era l'amore; una volta per ingannare la fame alcuni romagnoli lo costrinsero a improvvisare “le tagliatelle con le parole”. “Ottanta occhi mi guardavano e io con i gesti e le parole facevo finta di preparare la pasta, qualcuno volle rendere più atroce l'illusione chiedendomi il bis”. Il grande poeta si congeda affondando il suo tocco emozionale: “Una volta un inglese mi disse: è proprio nel saluto che avviene l'incontro. Io ringrazio Bari e tornando a casa porterò con me il rumore delle vostre mani”. Che il sinonimo della parola “applauso” potesse essere così dolce, lo si è scoperto proprio ieri sera, per merito di un grande protagonista del cinema italiano.
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