Il divo. Ovvero: molto rumore per nulla. Come è ormai consuetudine nel mare piatto del cinema italiano dove basta una monetina (nello specifico questa) per scuotere un pò di acque.
Trattasi di film "a tesi". Relatore il signor Paolo Sorrentino. Che ha dimestichezza con la macchina da presa, un pò meno con la scrittura. Se è vero che il film se lo è scritto da solo, avrebbe fatto meglio ad affiancarsi ad uno sceneggiatore con la mano più esperta. Esasperato da tempi teatrali e dalla recitazione sommessa di un mostruoso Servillo, il film dimostra ancora una volta che il film migliore di Sorrentino resta la sua opera prima. Ovvero quell'"Uomo in più" che resta un cult nel cuore degli appassionati di cinema.
Questo "Divo" incanta pochissimo, entusiasma meno, ma ha spinte giuste ben distribuite nel retro di una carrozzeria di cartapesta.
Troppa carne al fuoco per confluire ad un'unica dimostrazione: la colpevolezza di Andreotti, novello Ceucescu del panorama politico italiano, con molti cadaveri nella scatola nera e molta intelligenza in zucca.
Pieno zeppo di caratteristi fra i quali si segnalano gli esilaranti Buccirosso e Flavio Bucci, è a metà strada fra il film-inchiesta (ma l'inchiesta dov'è???) e il reportage vero e proprio.
Sorrentino cita spesso gli archivi di Andreotti. Ma farebbe meglio a citare le sue fonti visto che trae conclusioni affrettate, pur non avendo alcun titolo per farlo.
La sua unica fortuna? L'ironia e la saggezza del divo Giulio che anche stavolta difronte a tanta diffamazione e a materiale per querele immediate, ha fatto spallucce (larghe) con la solita flemma. A proposito: Sorrentino non ci ha fatto vedere l'inferno che lo accoglierà nel momento del trapasso. Qualche battuta sulla bocca di Satanasso/Andreotti, non ci stava poi tanto male... Ed Elio Petri, così irraggiungibile, è in cinema alla pianta di vite sotto la quale la volpe-Sorrentino non può far altro che restare in inerte contemplazione.
UCI Cinemas, Molfetta - Maggio 2008 |