Colpo al cuore più che all'occhio doversi sorbire per due ore abbondanti Riccardo Scamarcio come attore protagonista (tuttavia per la par condicio c'è Vittoria Puccini in stato di grazia per sguardi maschili). Comunque per il grande, a volte piccolo Sergio è un sacrificio che lo spettatore può fare volentieri. Al limite si può prescrivere un'astinenza da scamarciume per due anni.
Il film è interessante però ha un grande difetto: è troppo prevedibile.. E' come un giallo in cui sai dal primo momento ogni mossa dei protagonisti. Colpa ovviamente di tanto cinema precedente in cui il "triangolo" micidiale (lui, lei, l'altro) è stato tritato in tante salse. Di recente ne sono passati parecchi sotto i ponti...
Eppure Rubini come al solito sa dar vita alle sue storie, anche se stavolta si affida con eccessiva fiducia a degli sceneggiatori che non amano rischiare e che devono aver assimilato ultimamente troppe fiction.
In più riesce a fatica ad ammaestrare i due ospiti illustri del suo canile: dal sopracitato Riccardo monofase alla Paola Barale, qui nientemeno in un ruolo per il quale Chiara Sani avrebbe fatto la fila...
Tutto scontato a parte la crescita attoriale di Rubini che migliora con gli anni.
Involontari o subliminali riferimenti allo Scamarcio artista di cinema in questa storia che racconta il fallimento esistenziale di un giovane scultore tormentato che grazie alla manipolazione di un tecnico vendicativo cerca di emergere dall'anonimato.
Questa sfida in Italia Scamarcio è riuscita quanto meno a vincerla. Non è un caso che quei pochi film italiani che ancora si girano, almeno due o tre lo riguardano...
Cinema Impero, Trani - Marzo 2008 |