Leggo spesso in alcuni commenti l'uso a sproposito della definizione "film lento". Resto senza parole, con tutto il rispetto per i miei interlocutori, quando le stesse due odiosissime parole vengono spese per liquidare quello che a mio modesto avviso è uno dei film più belli e sensazionali dell'ultimo decennio. Per quale motivo un film dei Coen è lento? Ma per una semplicissima ragione; siamo in pieno cinema d'autore americano e i tempi non sono certo quelli frenetici, spasmodici, futili e chiassosi del cinema di pronto consumo. Pur raccontando la storia di una caccia al tesoro, di una caccia all'uomo e di un gioco al massacro il film utilizza, grazie alla maestria tecnica dei due geniali fratelli Coen, una misura narrativa molto insolita e spiazzante.
E' un film d'azione, ma non lo è del tutto. E' un film drammatico, con intuitive e straordinarie trovate umoristiche, ma non ne siamo pienamente convinti. Il film inizia e si chiude come un ritratto di un'america perduta.
Ieri mi ero imbattuto ne "Il petroliere" e oggi in questo film. Devo ammettere che farei meglio a rimanere in quarantena per non sciupare questo stato di grazia con la visione disturbante dell'ordinario che ci circonda.
"Non è un paese per vecchi" è un film che rivedrei 100 volte fino alla nausea: pieno di sequenze chiave, lampi geniali, creatività nel suo massimo splendore.
Straordinario nella sua "lentezza" che stavolta, cavolo, benedico!
UCI Cinemas, Molfetta - Febbraio 2008 |