L'ultima corsa di Nestore, scattante cavallo da corsa caduto nella disgrazia della vecchiaia, finisce fra le mani di un padrone venale e senza cuore (Eros Pagni): un ignobile traguardo segnato. Si spalancano le porte del mattatoio dove bellissimi esemplari a quattro zampe vengono sbudellati, squartati senza pietà da coloro che prendono soldi per farlo. E' questo il capolinea che lo attende, insieme a molti altri come lui.
Si dice che per l'umana logica sia sufficiente vedere un animale nel suo splendore, per scacciare immediatamente il pensiero del profitto che si potrebbe ricavarne. Si dice, ma nessuno lo fa. Molti animali finiscono al macello per logica di mercato.
Nella sua opera moderna più tragica ed amara, Alberto Sordi non ci risparmia un finale mozzafiato che farà discutere e riflettere. La macchina da presa ci costringe ad osservare esterefati la camera degli orrori del mattatoio con un atroce taglio documentaristico. Scandite da un movimentatissimo valzerone le immagini non solo scalciano lo stomaco, ma rasentano il crepacuore, ed è davvero impossibile trattenere le lacrime.
Con un film del grande Alberto non riuscivamo a piangere da più di vent'anni: forse proprio dalle immagini conclusive dell'indimenticabile "Amore mio aiutami" dove lui, dopo aver perduto per sempre l'amore della sua donna, non riusciva a percepire nemmeno il rumore della folla. Da allora solo commedie, alcune bellissime, che hanno esteso le doti straordinarie di un attore brillane, senza per questo oscurare le sue potenzialità drammatiche (dove comunque Sordi ha dato il meglio di se per altri registi).
Era stato annunciato come l'ennesimo omaggio alla Roma che non c'è più: ci ritroviamo al cospetto di un'opera delicata e deliziosa che parla di rispetto per i valori, diventati oggi un miraggio utopistico.
Gaetano (A.Sordi), anziano vetturino romano che in compagnia del suo nipotino Ferruccio accompagna i turisti per le vie della capitale, preserva una tradizione oggi improponibile che fa fatica a convivere con la modernità. Nestore, il fedele cavallo da corsa, al quale Gaetano è affezionato è il primo ad arrendersi: si ferma in salita perchè non ce la fa più. Il suo padrone, pertanto, decide di rimediarci gli ultimi soldi consegnandolo al mattatoio e affidando proprio al povero Gaetano il triste compito di guidarlo nella sua ultima corsa. In una Roma irriconoscibile Gaetano e il suo cavallo vagano verso un destino comune: una morte orrenda per il povero animale e un triste futuro in ospizio per il disilluso vetturino.
Spaventato da questa sorte, Gaetano si rifiuta di ultimare il suo compito e cerca di assicurare al suo cavallo un destino diverso. Molte disavventure lo attendono: zingari che lo derubano, la scoperta di una figlia che per arrotondare si esibisce in uno squallido cinema-varietà come spogliarellista. Ma nonostante tutti i suoi sforzi non riuscirà a fermare le brutte intenzioni dei legittimi proprietari. L'ultima corsa finisce così in un mattatoio dove il povero Gaetano, mortificato da tanta violenza, vaga spaesato nella speranza che sia solo un incubo.
Straordinario per la semplicità di una sceneggiatura che evita sapientemente i luoghi comuni e i finali accomodanti, questo sorprendente film di Sordi è un messaggio confidenziale, un grido d'allarme sull'esasperazione della moderna volgarità, da accogliere come un vero e proprio monito.
Gli interpreti, quasi tutti esordienti (la Cannarozzo si esibiva sul serio al cinema Volturno) sono disinvolti e capaci. Ci sembra doveroso infine riconoscere a questa onestissima e importante operazione alternativo il merito di avvicinarsi in punta di piedi ad un cinema-verità (che non tralascia i buoni sentimenti) che credevamo definitivamente scomparso.
Cinema Odeon, Bari - Febbraio 1994 |