Petomania, precocità infantile, la luna, le tette, il latte materno. Questa volta le fantasia sessuo-gastronomiche del cineasta catalano meno amato dai critici vertono suquesti punti e concludono una trilogia alimentare che ha visto sfilare prosciutti, tortillas e uova d'oro. Se siamo fortunati, la prossima volta, assisteremo seriamente alla sua maturazione.
Di questo film resteranno indubbiamente due sole cose: la straordinaria Mathilda May e i carillon di Nicola Piovani. Il resto è in aperta discussione, se si hanno tempo e volontà da spendere.
Tete (Biel Buran) è un "anzaneta", ovvero il bambino che per tradizione sale per ultimo sulla torretta umana che ogni tanto i suoi concittadini organizzano in occasione delle feste di paese. Ma è anche innamorato perso delle tette ed è convinto che il loro latte aumenti proporzionalmente con l'atto sessuale. Figuriamoci il profondo trauma che lo assale quando nasce il suo fratellino che gli soffia naturalmente il seno della madre. Accade che Tete si innamori di Estrellita (M.May), una splendida ragazza che si esibisce con il compagno Maurice (G.Darmon) in un ristorante cabaret, accompagnando numeri di petomania. Le cose si complicano poi quando Michel, un altro pretendente di Estrellita, entra in scena accendendo la fiamma della gelosia del ragazzino. La povera ragazza, oggetto di discordia, si divide fra spirito materno e patto d'amore facendo perdere la brocca al consorte tradito.
Data la scarsa materia disponibile, la vicenda annaspa come meglio può ripetendosi all'infinito...
Qualcuno in conferenza stampa ha azzardato un accostamento fra la capacità onirica di Bigas Luna con il nostro "fellinismo" alla cui fonte molti attingono spudoratamente. Disappunto generale in platea. Bigas Luna è comunque un autore originale ed apprezzabile che realizza con cura i suoi film cercando di aumentare lo spirito mediterraneo.
Se come ultimo tassello di una trilogia mediocre questo resta il miglior traguardo raggiunto, ciò tuttavia non è sufficiente a riscattare i molti vuoti di un autore più propenso al racconto episodico che all'intero lungometraggio. Meriterebbe maggiore attenzione dai pubblicitari perchè il suo stile sottindende un'attitudine allo spot e al lavoro breve. Benchè gli eccessi siano puramente materiali e si rivolgano indirettamente a quella massa che ha frequentato il cinema boccaccesco in passato, si avverte comunque un retrogusto intelligente e godibile. Prendendo le distanze dal cinema erotico di Brass ed avvicinandosi più a quello di Marco Ferreri, Luna è un autore che merita prove d'appello. Non capiamo i motivi per i quali tuttavia si atteggi a rivoluzionario dell'estetica, quando le sue pellicole sono d'una semplicità disarmante.
Mostra del cinema di Venezia - Settembre 1994 |