Sergio Leone a parte, è uno degli spaghetti western più originali e riusciti dell'epoca. Un esercito di soli cinque uomini (ognuno però con le sue attitudini particolari), assoldato dalla rivoluzione messicana per rubare un carico d'oro nascosto in un vagone pieno di militari con il quale poter finanziare la rivoluzione. Non c'è un solo fotogramma uno che non sia avvicente e ricco di passione. Girato benissimo, scritto a più mani con l'ausilio di Dario Argento (che già aveva messo lo zampino in "C'era una volta il west"), è diviso in due parti: la prima è relativa alla preparazione del colpo nei minimi particolari; la seconda molto più dinamica e suggestiva si svolge a bordo del treno in corsa con i cinque uomini che si nascondono sotto, a poca distanza dalle rotaie, per poi sbucare e mettere in atto il loro piano.
Un cast internazionale strepitoso: dal mitico Bud Spencer (Mesito, il gigante buono e forzuto), all'esperto in esplosioni (James Daly), dal samurai dalla spada micidiale (Tetsuro Tamba) al lestofante provocatore(Nino Castelnuovo) dalla pistola facile, per finire con Peter Graves (la mente dell'operazione). In cabina di regia Don Taylor, alias il brillante e corpulento produttore Italo Zingarelli che divise fortuna e successo negli anni successivi con la coppia Spencer-Hill.
Ho dei ricordi straordinari legati a questo western; lo vedevo quasi giornalmente in superotto e rimasi folgorato dalla partitura molto enfatica e coinvolgente scritta da Ennio Morricone e a mio modesto parere è uno dei film più affascinanti ambientato (in maniera strepitosa) a bordo di un locomotore.
Oltretutto a distanza di quarant'anni non ha perso la sua funzionalità legata ovviamente al divertimento e alla tensione. Nessun altro western italiano, nonostante la supervisione di Sergio Leone, raggiunse simili livelli in fase di realizzazione. Nel suo genere, insieme a "Quella sporca dozzina", con cui ha molte affinità narrative, è uno dei più interessanti.
Super8 - 1978 |