Film anomalo, sofferto, prevedibilmente boicottato. Quinta esperienza (tra l'altro conclusiva) del Tognazzi regista che credeva così tanto in questo progetto da rischiare il tutto e per tutto in prima persona. Girato quasi tutto in esterni in un villaggio vacanze avveniristico su un'isola vulcanica dell'arcipelago delle Canarie (Lanzarote) è tratto da un romanzo di non facile lettura di Umberto Simonetta (1976) ambientato in un futuro poco rassicurante per gli anziani.
"Orso" (U.Tognazzi), disc jockey radiofonico alla soglia dei cinquant'anni viene inviato con la moglie Nicki (O.Vanoni) in un misterioso "Villaggio 27", una specie di lussuoso campo di concentramento dove gli ospiti, quasi tutti di mezza età, vengono eliminati in circostanze strane. I preparativi all'eliminazione procedono con una sorta di "mercante in fiera" in cui i vincitori vengono imbarcati di forza su una nave che parte nottetempo; i viaggiatori della sera, appunto, non tornano più indietro. La struttura è costantemente presidiata da guardiani che sorvegliano e bloccano qualsiasi tentativo di fuga. Metaforicamente è un limite al diritto di invecchiare, in pratica è l'applicazione alla lettera di un decreto legge approvato da un parlamento dove i tredicenni hanno diritto di voto.
Film non facile, dicevamo, insolito per le corde leggere di un grande Ugo Tognazzi qui impegnato più in veste di direttore che di attore; mille metafore si sprecano: non ultima quella di un Noè del futuro che a bordo di un'arca spiega al suo nipotino le tipologie degli animali che stavolta però sono imbalsamati. Forse il romanzo era di difficile trasposizione o il grande limite del film sta proprio nel suo vuoto strutturale dove gli attori (comunque bravi) girano intorno alla mancanza di una storia plausibile.
Il film inizia con il tocco leggero della commedia, si svolge in modo frammentario nella lunga parentesi del villaggio-lager, si conclude in modo tragico. Tognazzi ha assimilato e sviluppato alcuni temi molto cari a Marco Ferreri (e il tema del viaggio viene pari pari da "Il seme dell'uomo"). Dall'ambientazione suggestiva più che claustrofobica (che si avvale del talento architettonico del grande scenografo e costumista Bertacca) all'angosciosa e kafkiana alienazione di una coppia di mezza età che va incontro ad un triste destino. La vera sorpresa del film è un' Ornella Vanoni insolitamente svestita, che si adegua con disinvoltura e scioltezza agli enigmatici ordini di un Tognazzi poco convinto. Il libero adattamento di Sandro Parenzo (con alcune libertà evidenti rispetto al romanzo) tappa le falle laddove è possibile. Ovvio insuccesso di critica e pubblico (oltretutto l'eccessivo divieto ai minori di 18 anni non aiutava). Sparito dalla circolazione e riapparso dopo trent'anni nella programmazione estiva di "Cinestate" su Retequattro (tagliuzzato?).
Retequattro - Agosto 2008 |