Impressionante la quantità e la qualità di riconoscimenti (soprattutto all'estero) raccolti da questo piccolo film indipendente nell'arco di tre anni rendendolo un fenomeno fuori dal coro nel nostro grigio panorama cinematografico. Eppure nonostante le buone premesse, gli sforzi produttivi per portarlo a termine e la collaborazione fattiva delle comunità locali ha dovuto ugualmente lottare a fatica per ritagliarsi una regolare programmazione, in mancanza di una robusta realtà distributiva alle spalle (infatti dopo due anni di proiezioni itineranti nelle rassegne è approdato all'inizio della scorsa stagione nei circuiti d'essai). Quei pochi che l'hanno potuto apprezzare sono rimasti sbalorditi dallo stile poetico, dagli scenari naturali e dalla splendida fotografia. E il passaparola fra i pochi privilegiati si è comunque scatenato: ed è proprio sul gusto del pubblico e sui buoni consigli che il film ha amplificato la necessità di divulgazione con conseguente edizione in dvd.
"Il vento fa il suo giro" è a suo modo un'analisi antropologica sulle moderne diffidenze, sulle difficoltà di integrazione per gli stranieri, sui falsi schemi di piccole comunità contadine chiuse ed ostili. Interamente girato nelle valli occitane del Piemonte (dove si parla appunto una lingua a parte), racconta dell'esperienza singolare di un ex professore francese che decide di accasarsi con la sua famigliola in un paesino della valle. Philippe (Thierry Toscan), questo è il suo nome, ha infatti abbandonato gli insegnamenti di filosofia per dedicarsi alla pastorizia e alla vita nei campi. Possiede una buona esperienza nella produzione dei prodotti caseari e vorrebbe vivere a contatto con la natura per commerciare il frutto del proprio lavoro. Vincendo le prime diffidenze degli occitadini che lo vedono come uno "straniero" ambiguo e come una possibile minaccia alla tranquilla vita abitudinaria del paesino (da cui tutti i giovani sono scappati), in un primo momento Philippe viene aiutato dagli abitanti a trovare casa e a stabilirsi. Ma è solo una fase di pace illusoria. A poco a poco piccole gelosie, rancori immotivati e dispetti infantili prenderanno il sopravvento. I pretesti saranno sempre gli stessi: tutela dei confini e delle abitudini. Philippe assisterà ad un repentino aumento di episodi di intolleranza e sarà costretto a tornare con dispiacere nella sua terra.
Nella sua apparente semplicità il film scaglia frecce dolorosissime nel fianco delle moderne questioni di comunità e di accoglienza. "Ma cosa siamo diventati?", afferma il sindaco quando capisce che l'allontanamento dell'ospite scomodo è il frutto dello stesso malefico e devastante senso di ermarginazione di una comunità ottusa e cattiva. Così come il disagio provato dallo "straniero" messo alla prova quotidianamente da esami e tentativi di integrazione. "Non mi piace la parola tolleranza perchè si scontra con il concetto di uguaglianza", dirà l'onesto Philippe dando sfogo alla sua amarezza. Perchè in fondo per essere tranquilli bisogna per forza farsi accettare? Perchè bisogna necessariamente adeguarsi agli altri e non migliorare reciprocamente? La problematica non sfugge alla sensibilità dell'autore che si rivela accorto e misurato.
I paesaggi mozzafiato e i meravigliosi esterni scelti dall'esordiente Giorgio Diritti per raccontare questa amara storia di moderna convivenza ci riportano alla memoria il cinema naturalistico di Olmi e Piavoli (cui l'autore non nega di ispirarsi), qui tuttavia ravvivato dalla vivacità del tema e dalla sorprendente credibilità di attori non professionisti. Consigliato per lo stile asciutto e poco retorico del suo racconto, "Il vento fa il suo giro" va ben oltre la sua bella calligrafia strutturale, prendendo spunto da un problema attuale che il più delle volte per conseguente brutale degenerazione finisce fra le pagine della cronaca.
DVD - Agosto 2008 |