La bontà e la freschezza di un esordio non si giova mai di motivazioni anagrafiche. Questo pranzo di ferragosto ad esempio, preparato da un servizievole ometto di casa che ha superato la mezza età, ha mandato letteralmente in visibilio la "Settimana della critica", storica sezione collaterale della mostra cinematografica di Venezia. Troppo poche le proiezioni in cartellone, una volta che l'indice di gradimento del film si era ormai esteso a macchia d'olio. E' diventato insomma il film che tutti non avrebbero dovuto fare a meno di vedere o di recuperare per vincere il torpore e le scelte del programma ufficiale. La vivacità della sezione si è ritrovata così benevolmente animata dall'alto valore di un film piccolo piccolo, nato per caso e girato miracolosamente a costi bassissimi. L'idea di "Pranzo di ferragosto" nasce da un'esperienza realmente accaduta proprio al suo regista-attore. Nella vita privata a Di Gregorio fu chiesto infatti, per sdebitarsi dalla sua momentanea morosità, di occuparsi di una signora anziana, madre del suo creditore, per il breve periodo delle ferie estive. Lo scopo era trasformare la sua umile dimora in una specie di pensione per signore sole, con i parenti serpenti partiti per la vacanza. L'esperienza non andò in porto ma il buon Gianni, incuriosito da questa singolare proposta, continuò a pensarci. E' questo il succo di questa storiella divertente e curiosa dove il protagonista, non riesce a dedicarsi ad altro se non all'anziana ed esigente madre vedova di oltre ottant'anni, servendola come una regina. Lui fa la spesa, pulisce casa con una pazienza proverbiale, concedendosi come unico sfogo qualche bicchierino di bianco mentre cucina. Quando si vede crollare addosso un mondo di debiti da pagare accetta di prendersi cura di alcune signore anziane che gli invadono la casa, scatenando un putiferio. Le "ragazze" infatti hanno i loro capricci, le rispettive debolezze e bisicciano spesso. E il pranzo di ferragosto diventa il capolinea per salutare una volta per tutte questa breve e insostenibile parentesi. Non è detto comunque che Gianni non fiuti la possibilità di trarre profitto da questa massacrante esperienza. In fondo è l'unica cosa che gli resta da fare...
Gianni Di Gregorio, factoctum cinematografico nonchè collaboratore storico di Matteo Garrone (che lo produce), ricorre ad un tocco sobrio e delicato, regalandoci, a dispetto delle apparenze, una commedia amarissima. Dirige in punta di piedi spalancando necessariamente le porte all'improvvisazione e al carattere delle anziane signore protagoniste della storia. Privo di sceneggiatura, ma affidato all'originalità di alcuni siparietti niente male, è un mediometraggio realizzato esclusivamente in interni. Diverte ma pone robusti interrogativi sulla vecchiaia e sulla solitudine. E' giocato con tenerezza ma ben affidato allo stato di grazia di attrici non professioniste, con la spontaneità ai massimi livelli, che non finiscono mai di stupire per forza e vitalità. Sembra addirittura non recitato ma preso dal vero, in una sorta di nuovo realismo dove tutti si ritrovano potenziali protagonisti. Un gioco felice con solide basi che trova proprio in Di Gregorio stesso un attore straordinariamente autentico ed impagabile che ci auguriamo di rivedere nuovamente all'opera al più presto.
Cinema Opera, Barletta - 7 Settembre 2008 (Barisera) |