Più che di tombe profanate, sarebbe onesto parlare di un vero e proprio saccheggio ai danni di pellicole realizzate da altri, non proprio anonimi, mestieranti del settore. Perchè al cospetto di un costoso giocattolo come questo, che senza scrupoli si riduce a fare volgare man bassa, si ha la sensazione di essere entrati in copisteria. La ricostruzione della Shangai degli anni '40 viene pari pari da "Indiana Jones e il tempio maledetto", compresi i balletti e i numeri musicali del night club (sulle acconciature purtroppo ci inganna la memoria) così come il reparto rianimazione improvvisato ai bordi della vasca della vita, con annessi poteri taumaturgici della strega buona: una ferita d'arma da fuoco che si rimargina con gocce di acqua miracolosa l'avevamo già vista in "Indiana Jones e l'ultima crociata" all'ombra del Santo Graal. Ma si pesca anche oltre le miglia consentite fra bussole d'oro e cronache di Narnia.
Stranamente si prova un leggero senso di colpevolezza avendo frequentato in passato lidi più autorevoli o edizioni più oneste (asse Spielberg-Lucas) e questo può dare adito ad una fastidiosa deformazione professionale. Tutto sommato di fronte ad una sproporzionata abbondanza di deja-vu e scopiazzature si corre il rischio che il frutto della clonazione si riveli scandalosamente più efficace dell'ultima rabberciata puntata dell'archeologo che abbiamo nominato spesso nel nostro rapporto. In poche parole: la copia supera l'originale. Ma quando ci toccano un mito come il dr.Jones, si sconfina irrimediabilmente nella lesa maestà e urge una reazione a contrasto. "La mummia 3" ha comunque il buon senso di rischiare un'ambientazione nuova; non più le calde temperature e le vaste distese del deserto egiziano, ma le temperature rigide e gli sfondi innevati dei ghiacciai Himalayani. E' qui che inizia l'avventura del rampollo di casa O'Connell che guarda caso affonda la pala in un altro sito archeologico maledetto dove molti secoli prima uno spietato e vendicativo imperatore dragone cadde preda di un sortilegio che trasformò lui e la sua armata in un un cumulo di statue di argilla. Ora che l'incantesimo è stato spezzato l'imperatore mira a conquistare l'immortalità e, se possibile, a soggiogare il mondo intero con l'aiuto di un esercito cinese collaborazionista. Ci penserà l'affiatata famiglia O'Connell a contrastare le brutte intenzioni del nemico. Ma non sarà un gioco da ragazzi.
Tutto a posto e niente in ordine in un prodotto di evasione che sfugge alle valutazioni critiche dove ogni cosa è programmata nei minimi dettagli per soddisfare un divertimento istintivo attraverso la combinazione di fantasy, azione e avventura. Però permane una latente stanchezza che viene fuori dalla mancanza di fantasia e dall'applicazione priva di slanci di schemi collaudati con lo stampo. Maria Bello, attrice protagonista, ha rimpiazzato Rachel Weisz che evidentemente era stanca del personaggio o è stata illuminata dalla lungimiranza. In sostanza se ne potrebbero fare anche dieci di film come questo, i produttori non cambierebbero nemmeno una virgola pur di portare a casa la plusvalenza. Diciamo questo in virtù del fatto che il finale aperto allude alla possibilità di un probabile futuro quarto sarcofago.
Cinema Impero, Trani - 28 Settembre 2008 (Barisera) |