Vogliamo i colonnelli! Questa volta però uno accanto all'altro e possibilmente sullo stesso campo di battaglia. Ad essere precisi questi due mostri sacri del cinema americano il set lo avevano condiviso soltanto in rare circostanze: nel "Padrino - parte II" (1975) rivestivano i rispettivi ruoli in due epoche diverse ed era esclusa qualsiasi possibilità di interazione, in "Heat - la sfida" (1996) di Michael Mann si erano incrociati, affrontati in un formidabile duello vis a vis, già verbalizzato nelle antologie. Con "Sfida senza regole" entambi decidono di sfatare tutti i precedenti e di fare finalmente coppia fissa. Li ritroviamo nei panni di due attempati detective del dipartimento di polizia di New York mentre danno la caccia ad un inafferrabile serial killer che ha sulla coscienza una dozzina di cadaveri e col vizio di lasciare dei pizzini con componimenti in rima sul luogo del delitto. Di tutte queste vittime nessuno sentirà la mancanza perchè fanno parte della feccia della società. Spacciatori, stupratori e pedofili. Chi li fa fuori conosce bene le loro abitudini, esegue appostamenti, colpisce con una tecnica che si sottrae a qualsiasi strategia investigativa. All'interno del dipartimento iinoltre per la mancata chiusura del caso vengono fuori rancori, diffidenze. Si sospetta infatti che l'autore di questi omicidi possa essere un agente con pistola d'ordinanza e distintivo. E tutti si riscoprono potenziali nemici. Si giungerà a fatica alla sorprendente soluzione finale, ineccepibile fino ad un certo punto.
Avere De Niro e Pacino come attori principali era una sfida teoricamente vinta in partenza, ma anche un lusso che nascondeva molte insidie: ed infatti il meticoloso lavoro di questi due bravissimi attori sui loro personaggi sovrasta la carenza strutturale del film stesso. Ma questo non giustifica l'inerzia e il limite di un regista come Jon Avnet che ha affrontato questa grande sfida senza applicare degnamente le regole elementari del buon cinema. Il film in questione si riduce ad un freddo tentativo, tra l'altro anche un pò noioso, di ripetere gli intrecci tanto cari all'ispettore Callaghan, vivacchiando sulla gloria trascorsa dei due divi in prima linea, senza mai allontanarsi dagli standard attuali da fiction televisiva. Si ha spesso l'impressione che le ragioni del contratto abbiano avuto la priorità sulla valutazione della storia da parte dei due. I quali si ritrovano ad agire per inerzia confidando sulla benevolenza e sulla gratitudine degli spettatori che hanno caldeggiato la loro cooperazione. Ciò non toglie comunque al lavoro di Avnet la possibilità di proporsi con accettabile piattezza che è comunque sintomo di mediocrità o, cosa meno grave, di occasione persa e quindi rinviata. Non si può e non si deve parlar male di due grandi maghi che deliziano la scena. E' legittimo comunque segnalare i limiti e le approssimazioni di una gara totalmente affidata sui piedi buoni dei due golden boys, con una panchina di lusso priva di un allenatore all'altezza.
Cinema Impero, Trani - 29 Settembre 2008 (Barisera) |