E' una commedia italiana diversa dalle altre, ben lontana dai futili spunti giovanilistici e soprattutto a debita distanza da certa mediocrità costante nel cinema nostrano degli anni '80 che aveva poco da dire. Baciata dalla grazia della scrittura (fondamentale la presenza dell'esperto Furio Scarpelli) racconta con garbo e intelligenza cinque anni di vita di coppia fra un ragazzo e una ragazza sotto il tetto grigio della Milano laboriosa (non ancora da bere) dei fermenti idealistici degli anni passati. Anna (Marina Suma) è una bella e spigliata ragazza che viene da Napoli per frequentare l'università, dopo aver vinto la battaglia per la sua emancipazione contro i genitori borbonici. Calogero (Jerry Calà) è milanese da “una generazione” e si mantiene a malapena facendo il cameriere in un ceffè di periferia. L'incontro casuale avviene con l'ordinazione di un cappuccino galeotto in pieno 1978, mentre si spara nelle piazze. Ma entrambi i piccioncini non si curano affatto del brusco cambiamento politico alle loro spalle. Intraprendono a singhiozzo un tormentato ed incostante fidanzamento che si trascina via fra litigi, carezze e malintesi, un'interruzione di gravidanza (lo ha scelto lei perchè non si sentiva pronta ad affrontarla). Più che di crisi di coppia l'effetto instabile è legato alla forza dei rispettivi caratteri: passeranno altre stagioni prima che i due riusciranno a ritrovarsi insieme al cospetto della felicità. Sembrerebbe un film privo di trama, alquanto scontato e ammorbidito da clichè stantii fatti preconfezionati. Ed invece a dispetto delle brutte premesse e per merito di un team vincente di figli d'arte (fratelli Vanzina e fratelli Risi) viene fuori un film delizioso, interessante, privo di volgarità gratuita. L'uso e abuso di voci fuori campo in alternanza (iniziativa ispirata da “C'eravamo tanto amati” di Scola) consente a Marco Risi di dare maggior spessore ai singoli passaggi e di ricavare un interessante specchio dei tempi, ovviamente destinato a soddisfare una particolare fascia generazionale. Una colonna sonora da paura che sembra un juke-box costantemente acceso (il repertorio vanta i migliori cantautori italiani di quel periodo) prolunga l'effetto nostalgico attraverso il prezioso commento musicale dell'Italietta delle osterie, delle discussioni sulla mitologia del calcio, dei primi soldi facili della pubblicità. Tutta roba passata, peccato, che rivive attraverso la pregevole ricostruzione socioculturale operata dall'intraprendente Marco Risi (cui il destino riserverà ponti più insidiosi rispetto alla commedia). I due protagonisti sono splendidamente in parte, senza eccessi, senza caricature o piacionerie da cassetta. Un salto di qualità anche per temi legati alla vita quotidiana. E' indubbiamente il film più valido interpretato dal ex-gatto “miracolato” Jerry Calà e da una gradevole e spontanea Marina Suma, icona eloquente di un cinema del periodo d'oro che, peccando di ingratitudine non gli ha poi riservato le occasioni che avrebbe meritato.

Supercinema, Trani - Novembre 1983