In tutte le discografie dei più grandi artisti mondiali spunta sempre l'album perfetto: quello in cui, per intenderci, è difficile riscontrare tracce superflue e meno riuscite. Non capita a tutti, certo, ma per quanto riguarda i personaggi leggendari è un fenomeno che può anche ripetersi. “Exodus”, il meraviglioso album inciso da Bob Marley (1945-1981) con i Wailers nel 1977, rimasto ai vertici delle classifiche per più di un anno non a caso anni fa è stato giudicato dalla rivista TIME il migliore del XX secolo. Questo bellissimo film presentato all'interno dell'interessante sezione “L'altro cinema” curata da Mario Sesti, firmato da un documentarista molto vicino all'immagine di Bob Marley, si preoccupa di ricostruire minuziosamente le tappe creative che portarono alla realizzazione di questo grande traguardo artistico. “Exodus” venne infatti registrato a Londra, per conto della Island Records del mitico discografico Chris Blackwell, durante l'esilio dorato che costrinse Marley a lasciare la sua Giamaica, dopo l'attentato avvenuto per motivi politici nella sua residenza una notte di dicembre del 1976. Il film ripropone immagini di repertorio relative a quel periodo applicando una scansione temporale dei dodici mesi dell'anno, abbinati alle tracce di questo storico album con analisi dettagliata di alcuni testi e dei significati ispirati dagli stessi. Il lavoro di Anthony Wall recupera eventi storici relativi al 1977 (i funerali del ministro Eden, gli scontri in piazza, la scomparsa di Elvis Presley) ma soprattutto la folgorazione del pensiero Rastafari che illuminò e condizionò tutta la produzione artistica di questo mito del secolo scorso. I messaggi di pace di Bob Marley emergono attraverso le dichiarazioni, le frasi spiazzanti rilasciate al suo interlocutore, la consapevolezza di essere un rivoluzionario armato solo di musica destinato ad avere come unica ricchezza la vita eterna. “Exodus” si è rivelato a distanza di anni l'album che ha traghettato la musica reggae oltre i confini della Giamaica. Musicalmente ineccepibile e fondamentale per gli appassionati, il lavoro di Wall ha il merito di infondere attraverso la nobile esistenza di Marley un benefico messaggio universale. Memorabile la sequenza finale di un concerto giamaicano del 1978 durante il quale l'artista osò avvicinare in un abbraccio simbolico i leader delle due opposizioni (fra cui uno dei mandanti dell'attentato) gridando al pubblico in delirio“amore e prosperità”. E fu subito leggenda.
Cinema Metropolitan, Roma - 27 Ottobre 2008 |