La nostra tachicardia amministrata da un giovane cineasta spagnolo che, messo a suo agio da confortanti capitali americani, sembra aver ritrovato la vena gotica del primo Pupi Avati (quello de "La casa dalle finestre che ridono", ad esempio). "The orphanage" è infatti il classico film dell'orrore che non ha bisogno di ricorrere a diavolerie moderne per distribuire meravigliosamente un pò di malsana tensione in sala. Sembra fatto apposta per suggestionare più che spaventare, attraverso antichi trucchi del mestiere e indizi sparsi nella stanza, come in una sceneggiatura a incastro di Arriaga, che si ricompongono grazie all'intuito dello spettatore. E' un film che gioca con le emozioni, una fiaba orrorifica che pesca nel mare aperto dei ricordi e che si svolge, guarda un pò, nel confine ristretto fra il mondo dei vivi e quello dei trapassati. Dopo un prologo che ci riporta anni addietro illustrandoci un sinistro gioco d'infanzia, ci ritroviamo nello stesso luogo di prima ma ai giorni nostri. Laura (Belen Rueda) va ad abitare con il marito e Simon, il figlio adottivo che non sa però di esserlo, nel vecchio orfanotrofio che l'accolse in gioventù. Il suo scopo è quello di creare all'interno della struttura una casa di accoglienza per bambini disabili. Ma nella villa cominciano a manifestarsi inevitabilmente segnali inquietanti e sinistri. Il figlio gioca con amichetti immaginari, una finta assistente sociale si intrufola sbucando nella notte armeggiando in una dependance, la festa organizzata per i nuovi ospiti si risolve drammaticamente: il piccolo Simon scompare e la povera matrigna viene lasciata in balìa dei fantasmi. Non ci mettono poco gli esperti del paranormale ad ammettere che la casa è abitata da scomode presenze, ma Laura è sconvolta dalla scomparsa del figlio e vuole a tutti i costi ritrovarlo. Stabilirà un contatto con un atroce passato svelando a poco a poco le spaventose verità che quell'orfanotrofio, teatro di passate tragedie, nasconde nel sottoscala.
In linea con "The others" (2001), capolavoro horror che era stato però diretto da Amènabar, J.A.Bayona realizza un terrificante dramma familiare dai mille volti. "The orphanage" è infatti molto più complesso e profondo rispetto al suo intenzionale aspetto di facciata. Certo è un film che si propone innanzitutto il compito di intrattenere lo spettatore attraverso la quantità industriale di colpi bassi a base di adrenalina e mani tremule. Ma è anche "avatiano" per molti altri aspetti: i ricordi legati alla giovinezza, i segreti e le maledizioni dei luoghi nascosti, il rapporto complesso fra il mondo terreno e il suo opposto. E' straordinaria l'inventiva di Bayona che riesce a sfuggire alla monotonia pur realizzando fondamentalmente un film da camera, con in pratica un'unica ambientazione. E siamo certi che questa villa terribile a picco sul mare, dove rumori sinistri e angosciose presenze diventano il conforto ideale per arrivare alla soluzione del mistero, resterà a lungo nell'immaginario dello spettatore. Attori credibili e convincenti, illuminati dalla strepitosa e fugace apparizione di Geraldine Chaplin.
UCI Cinemas, Molfetta - 24 Novembre 2008 |