In un aneddoto recente sulla mitologia fantozziana si racconta che le entrate a gamba tesa inferte dal mitico ragionere nei confronti del cinema d'autore sovietico ("La corazzata Potemkin") all'epoca non furono molto gradite dagli accaniti sostenitori di una certa cinematografia politica, sbeffeggiata dall'irriverenza e dall'offensivo ma memorabile pensiero critico finale maturato dal vessato protagonista. Dovrebbe pertanto rivelarsi indolore e inevitabilmente necessaria questa nuova crociata che mette alla berlina il filone giovanilistico Mocciano (che attanaglia i grandi schermi da qualche anno a questa parte) verso il quale ci vien voglia di rilanciare con maggiore intensità lo stesso pensiero di Fantozzi. "Ti stramo" chiarisce le idee già nel suo chilometrico sottotitolo wertmulleriano: "ho voglia di un'ultima notte da manuale prima di tre baci sopra il cielo": ovvero cinque o sei film caricaturati e parodiati impietosamente per la gioia dei detrattori o la rabbia dei difensori di un certo cinema che, pur meritando il dovuto rispetto, è destinato a resistere almeno fino a quando le nuove generazioni non cominciano seriamente a farsi un esamino di coscienza sul suo effettivo valore. L'idea geniale è quella di rifarsi alle numerose e volgarissime parodie americane (depurandole, però) che in questi ultimi anni hanno affossato a colpi di vanga tutti i blockbusters del momento: dagli horror, ai supereroi, passando per le storie d'amore. Interpretato sotto questa chiave, "Ti stramo" sembra essere una sorta di "Scary movie" all'amatriciana, legatissimo com'è a certe tendenze circoscrivibili alla vita metropolitana nei quartieri romani. Il bersaglio principale sulla quale gli ideatori si avventano con tutte le loro forze a colpi di torte in faccia è casualmente un Riccardo Scamarcio degli esordi che qui trova un sosia ideale e cinico nel bravo Marco Rulli. Il giovane belloccio e tenebroso si fa chiamare "Stram", diminutivo di "Stramarcio", ma è un pò imbranato e con le donne non ha alcuna dimestichezza. Ne sa qualcosa Bambi (Carlotta Tesconi), una "orrenda saccente" brufolosa che per conquistarlo si affida alle cure di due maghi dell'estetica (è una citazione del film "Come tu mi vuoi") che la trasformano da bruco in farfalla. Ma per Stram non basta: con il suo sguardo da ebete che fissa la macchina da presa sotto la pioggia preferisce le scorribande in moto e le scommesse clandestine. Ha i suoi buoni motivi: in casa il suo terribile e manesco paparino metallaro pretende che anzichè rigare dritto il rampollo segua ad occhi chiusi la cattiva strada. Il film privo di trama si risolve in una lunga serie di gags inanellate per la gioia di un pubblico giovanile che avrà modo di apprezzare questo dissacrante stillicidio di pellicole che, ad ogni buon conto, hanno almeno movimentato gli incassi. Il film è infarcito di amichevoli partecipazioni a sorpresa (Corinne Clery, Franco Nero, Raoul Bova) ed è diretto a quattro mani dall'inedita coppia Insegno-Sodaro. Il primo passa con scioltezza dalla sala doppiaggio alla cabina di regia, regalandoci momenti spassosi nell'esilarante ruolo del padre di Stramarcio. La parodia della sequenza hot di "Manuale d'amore 2" con Scamarcio e la Bellucci è praticamente da antologia. Un intrattenimento discontinuo scandisce in fretta il trascorrere dei minuti: allo stato attuale non è un'operazione proprio facile facile pianificare risate attingendo da un deprimente repertorio cinematografico. Sulla carta è un esperimento con tanta forza di buona volontà, che deve fare i conti con il brusco cambiamento del cinema leggero che funziona. Siamo sicuri che fra un ventennio salteranno fuori tavole rotonde su "Tre metri sopra il cielo" o "Scusa se ti chiamo amore", che si ritroveranno al centro di celebrazioni nostalgiche. Nell'attesa che questo si verifichi, non si commette un delitto nell'esorcizzare con qualche colpo basso una realtà che stava correndo l'imperdonabile rischio di prendersi troppo sul serio.
UCI Cinemas, Andria - 28 Novembre 2008 (Barisera) |