"Il cosmo sul comò": un titolo geniale nel suo apparente ermetismo. Senza tanto scavare nel significato sfuggente è un'allusione diretta alla semplicità, alla vicinanza di cose che sembrano lontane e invece sono a portata di mano (sul comò, appunto). Panettone artigianale e genuino, confezionato con i dolci canditi dell'ironia, strenna impeccabile nello sconcertante vuoto cinematografico di questo fine anno: due soli film italiani fra i pochi usciti in occasione delle feste (vent'anni fa ne uscivano almeno cinque o sei), rappresentano un clamoroso e significativo dato che deve far riflettere. Quasi a voler testimoniare che, per scontati motivi tecnici, altre case di distribuzione stavolta hanno preferito rinunciare al conclusivo fotofinish nelle sale, giocando d'attesa e rinviando l'appuntamento con il pubblico dopo le feste. Ma forse è giusto così, visto che in questo caso il tutto gioca a favore della qualità e ad un modo sanissimo (e quasi primordiale) di concepire il divertimento. "Il cosmo sul comò" è a suo modo un caso raro di cinema comico d'autore che al momento non trova degni rivali alla sua altezza. Perfetto, impeccabile e articolato con un meccanismo ad orologeria, grazie anche ad una brillante direzione, rilancia a in pieno le quotazioni del famoso terzetto milanese che ha conosciuto i fasti del botteghino, senza mai rinnegare l'indigenza della gavetta. Il compromesso comico ideale per riuscire a portare a casa il risultato è quello di utilizzare la struttura del film a episodi per alternare situazioni e livelli di umorismo eterogeneo. Una mediazione necessaria che consente a Marcello Cesena di recuperare lo spirito dei "corti" che hanno lanciato il celebre gruppo.
I quattro segmenti, intermezzati dall'esilarante e surreale cavallo di battaglia dei due allievi tibetani (Pin e Puk!) vessati dal grande maestro (una gag storica), ci mostrano Aldo, Giovanni e Giacomo, ogni volta con acconciature e costumi diversi alle prese con disastrose partenze in auto per le vacanze, esilaranti pasticci in sagrestia (con Giovanni cleptomane, Giacomo prete manesco e Aldo innamorato), surreali siparietti in veste di soggetti artistici di quadri d'autore (un ceffone al mito di "Harry Potter") e, infine, genitori esausti dall'ansia della procreazione. Con garbo e geniale inventiva i tre protagonisti riescono ad accumulare in due ore scarse di proiezione un repertorio comico con il quale, probabilmente, si riuscirebbero a fare almeno tre film di livello medio. Il che la dice lunga sul potenziale effetto esplosivo di un prodotto concepito per comunicare un senso di spensieratezza e che, come per miracolo, riesce una buona volta a restituire al cinema un arduo compito che ultimamente aveva un pò perso per strada. Demenzialità, comicità classica, un pizzico di cinismo e un calcolo esperto di tempi e ritmi costituiscono il valore aggiunto di una pellicola che, nonostante la sua semplicità, consente al cinema disimpegnato di riappropriarsi di una sua benefica identità, pur riproponendo qualche idea vecchiotta. L'episodio iniziale ("Milano Beach") e quello finale ("Temperatura basale") sono quanto di meglio i tre diabolici fabbricanti della risata siano riusciti a regalarci in tanti anni di carriera al servizio del buon umore. Ma il grande merito di un sereno Natale col sorriso stampato in faccia va equamente condiviso con i bravissimi attori nei ruoli minori: dalla solare Isabella Ragonese (la ragazza timida) all'esilarante e diabolico Raul Cremona, dentista milanista che infierisce col trapano sul povero Giacomino che, spaesato come sempre, se ne va in giro a prender multe con la maglia nerazzurra di Balotelli.
UCI Cinemas, Molfetta - 19 Dicembre 2008 (Barisera) |