Dio ci guardi e liberi dai santoni e dai cavalieri new age che professano, agitando le masse, il culto dell'autostima e dell'ottimismo a tutti i costi, spesso per ragioni professionali. Quando la realtà ti presenta il conto, soprattutto in tempo di crisi e recessione, hai solo la forza per scuotere la testa e tapparti le orecchie e vorresti sentirti in un altro pianeta. Eppure una notizia di qualche giorno fa riportava l'ingegnoso sistema escogitato da un commerciante toscano per avere almeno l'illusione ottica del suo esercizio pieno di gente: sconti e sorprese per i clienti che entravano col sorriso stampato sulle labbra. In "Yes man", commedia scacciapensieri che l'irrefrenabile Jim Carrey ha tolto di mano al degno collega Jack Black, si respira una lieve fraganza propaganditica post Obama.
Carl Allen (Jim Carrey) è un annoiato e triste impiegato di banca mortificato dalla sua inesistente vita privata. E' stato mollato dalla sua bella moglie e lui si sente comprensibilmente a disagio nelle uscite serali con la sua comitiva. Rifiuta tutte le proposte, si rintana in casa a vedersi i dvd noleggiati nella videoteca del suo quartiere, non muove un dito per dare una brusca impennata alle sue tristi abitudini. Un bel giorno però viene invitato da un ex impiegato pentito a prendere parte ad un programma di vita che potrebbe cambiargli radicalmente l'esistenza. Un santone brizzolato e un pò svitato (Terence Stamp) ha messo su un frenetico e rivoluzionario corso di ottimismo che spinge i suoi adepti a non rifiutare nessuna proposta e ad accettare tutte le offerte che vengono fatte nel corso della giornata. Un si alla vita, per sentirsi vivi. Carl dopo la prima esitazione aderisce in pieno e comincia ad avvertire i primi benefici; poi però l'eccesso di entusiasmo lo costringeranno a pigiare troppo il piede sull'accelleratore. Incredibile a dirsi: le sue stravaganti abitudini costringeranno i federali a sospettare che il buon Carl sia in realtà un subdolo terrorista con simpatie islamiche. Quasi a voler significare che l'eccesso di normalità e di gioia è per l'America stessa una minaccia potenziale...
Costruito a regola d'arte sulle capacità istrioniche di un Jim Carrey ai massimi livelli, "Yes man" è un garbato ma anonimo divertissment che si fa beffe di certe malsane abitudini moderne. Solidarietà aziendale, corsi di marketing e campagne di autostima vengono letteralmente prese di mira, ma il bersaglio vero è lo stesso pubblico potenziale che affolla le arene sincronizzando il delirio. Il protagonista offre un simpatico e prevedibile campionario di faccine, funamboliche corse alla Jerry Lewis, battute micidiali cui il doppiaggio italiano non rende giustizia. Sul merito artistico di Carrey non è il caso di battere ciglio, tuttavia l'attore, cui riconosciamo indubbie capacità non necessariamente comiche, meriterebbe occasioni più importanti e consistenti di un transitorio film usa e getta. "Yes man" risolve tutto con quattro risate, si priva facilmente di una morale conclusiva e ci offre l'ennesima pagina amara di un'America raccapricciante che per sopravvivere ha bisogno di illudersi d'essere viva. Mostruosa e da applausi la gigioneria di un faraonico Terence Stamp, grazioso l'apporto della "nonsolobella" Zooey Deschanel. Inapplicabile la singolare teoria "yes man" in Italia; l'eccessiva e allegra gestione dei dati personali e la nostra virtuale esposizione alle più insolite e vantaggiose proposte commerciali renderebbe il nostro sforzo davvero insostenibile.
Uci Cinemas, Molfetta - 9 Gennaio 2009
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