"Otello" al cinema più che col tarlo della gelosia, ha sempre dovuto convivere a stretto contatto col rischio inflazione. Fra le tragedie scritte dal bardo è quella che più d'ogni altra ha dovuto subire il classico saccheggio da trasposizione. Sottoposto a mille varianti, dalla poetica pasoliniana (memorabile il frammento "Che cosa sono le nuvole", ultima intepretazione di Totò), al melodramma lirico targato Zeffirelli, il povero moro veneziano si immola stavolta nel capestro giovanilistico di Volfango De Biasi, percorrendo la strada opposta (e più insicura) al vicolo del musicarello. I risultati sono modesti ma fortunatamente piuttosto esilaranti e imperdibili sotto l'aspetto trash, il che avvalora la possibilità di future prove d'appello e rivalutazioni. Non è un caso che tornando sui magici luoghi tanto cari al Visconti di "Morte a Venezia", il volenteroso De Biasi ci offra un campionario gratuito di sconcezze in grado di rappresentare idealmente i bassifondi della settima arte. Un'affascinante contaminazione sperimentale di rappresentazione drammaturgica (meglio sarebbe definirla recita amatoriale) mediata da tematiche moderne molto vicine ai gusti di un pubblico collocato in una precisa fascia d'età, che rappresenta comunque un'utenza rispettabile, sui quali sono più che mai orientati gli investimenti dei produttori affezionati al colpo sicuro. Stavolta il noto dramma della gelosia si consuma ai giorni nostri nella facoltà di architettura di una Venezia illuminata da Enrico Lucidi. Iago (Nicolas Vaporidis) è uno studente ambizioso roso dai complessi di inferiorità. Identificando la felicità nell'agiatezza e nel successo professionale, è un ragazzo che vive d'apparenza, lasciandosi logorare dalle invidie e gelosie. In questo non è ben servito dalle amicizie: Rodrigo ed Emilia gli reggono il gioco, assicurandogli una triste complicità nei malsani progetti dettati dall'arrivismo e dalla voglia di far breccia nel cuore di Brabanzio (Gabriele Lavia), rettore della facoltà. Con la Biennale alle porte e progetti da esporre, Iago è convinto di assicurarsi la precedenza sull'incarico. Ma i suoi sogni vengono letteralmente infranti dall'arrivo di Otello, che per un beffardo gioco di compromessi e convenienze gli soffia la poltrona, aspirando addirittura all'amore della bella Desdemona (Laura Chiatti), figlia del rettore. Ed è proprio in seguito a questo sovraccarico di cocenti delusioni che Iago decide di mettere in atto il suo diabolico piano per oscurare la reputazione del suo rivale. Nel modo che ci hanno insegnato, secondo uno schema che tutti conosciamo ma con un finale a sorpresa, un "director's cut" figlio degenerato di una molto libera interpretazione artistica, che il buon Shakespeare avrebbe trovato semplicemente offensiva.
Fatto a pezzi da un riadattamento scellerato, De Biasi ha volutamente salvaguardato la drammaturgia dei dialoghi e la precisa identificazione dei personaggi; Vaporidis e company sfoggiano battute classiche, più vicine alla prosa che alla trasposizione di partenza. Con effetti involontariamente comici che è facile immaginare. Il circo coinvolge attori rinomati come Gabriele Lavia (comunque bravissimo) ed il giovane e bravo Lorenzo Gleijeses che, forse un pò troppo a briglie sciolte, incarna benissimo la disinvoltura del padre Geppy (bravo attore di teatro) dando a Rodrigo fattezze equivoche e perverse. Laura Chiatti e Nicolas Vaporidis placano in parte i bollori ormonali tipici dell'età dello sviluppo, mantenendo comunque un dovuto contegno. La mancanza di espliciti riferimenti erotici è una prerogativa lodevole, ma contrasta con la spensieratezza della libertà sessuale studentesca. Quello che convince meno è una pretenziosità di fondo che finisce col rovinare comunque la bontà dell'iniziativa. Fatto sta che otto anni fa proprio in "O come Otello" di Tim Blake Nelson, la tragedia del moro di Venezia era stata trasferita in una high school americana. Ma bisogna frequentare con assiduità il cinema per prenderne atto. Ci piacerebbe a questo punto dare a"Iago" la stessa splendida definizione esternata da Alfred Hitchcock ad un critico cinematografico a proposito del suo film "Topaz". "Un disastro".
Cinema Impero, Trani - 27 Febbraio 2009 (Barisera) |