La strana odissea di Elias (Riccardo Scamarcio), giovane profugo scampato ai controlli della guardia costiera gettandosi in mare e nuotando nel cuore della notte verso la terraferma, comincia approdando in un esclusivo club vacanze dove un povero disperato come lui dovrebbe trovarsi a proprio agio: nudi come madre natura li ha creati, gli ospiti fortunati del villaggio si divertono ad oziare sulla battigia, mentre sull'altra sponda si stenta a sopravvivere e all'orizzonte partono viaggi della speranza. Ma Elias ha negli occhi il terrore della cattura e nello stomaco i morsi lancinanti della fame; in un primo momento riesce ad infiltrarsi come inserviente, sfuggendo ai controlli della polizia. Non capisce e non pronuncia una parola ma si adegua alla realtà circostante vivendo alla giornata, rubacchiando vestiti e alimenti e improvvisandosi ragazzo tuttofare. Ma quel luogo fiabesco non ha proprio tutti i requisiti di un comune paradiso terrestre: la sua dannata bellezza lo costringe a sottostare alle avances sessuali di un capovillaggio e al trattamento da gigolò riservatogli da una insistente donna tedesca intenzionata a sfamare con la commiserazione i suoi appetiti sessuali. Ma Elias capisce di avere le ore contate; una volta smascherato dall'efficiente brigata della security, abbandona quell'Eden inospitale intraprendendo una folle ed estenuante corsa verso un nord Europa che cambia come le stagioni: neve, ghiaccio, pioggia e sole. Come il mitico Ulisse anche lui continua la sua peregrinazione nell'incertezza di aver definitivamente lasciato la madrepatria e il suo passato alle spalle: la sua Itaca stavolta si chiama Parigi. In questa magica capitale Elias si illude di trovare finalmente accoglienza, ospitalità e un onesto lavoro come assistente di un illusionista filantropo che si è lasciato scappare una promessa. Ma dovrà disilludersi: la povertà e il disagio lo seguiranno dappertutto. Molti incidenti di percorso e il bagliore sfuggente di una solidarietà che si accompagna comunque a braccetto con la diffidenza. Elias, nonostante tutto, continuerà a fuggire, questa volta con una bacchetta magica nella giacca.
Il ritorno del grande Costa-Gravas coincide guarda caso con la rivalutazione di un bravo Riccardo Scamarcio, poco valorizzato dal precedente contesto strettamente legato al cinema commerciale giovanile, qui finalmente in grado di esprimere con credibilità e rigore il disagio esistenziale di un clandestino, vessato dalla paura e dalla difesa della propria dignità (anche se il trucco ce lo presenta puntualmente sbarbato e fortunato con le coincidenze favorevoli). In "Verso l'Eden" torna il grande cinema civile e sociale strettamente legato alla denuncia del suo nobile autore che, guarda caso, si esprime attraverso il tocco beffardo della metafora. Rivedendo l'assurda odissea della clandestinità, ritrovando le assurde ingiustizie di un'Europa che si illude d'essere unita ma che accoglie la radice marcia della xenofobia, viene a galla la condanna di Costa-Gravas ad un sistema balordo in perenne contraddizione. Povertà e ricchezza si amalgamano e si attraggono come due poli opposti: basta un vestito nuovo per illudersi d'appartenere ad un mondo globalizzato dove chi ha fame può solo restare a guardare. L'inquietante paradosso della realtà rivive attraverso i dardi appuntiti che Costa-Gravas scaglia contro l'umanità contemporanea: gli eccessi e gli sprechi di un club esclusivo che è l'illusione della felicità, la catena di montaggio e lo sfruttamento di manodopera clandestina, il terribile teatrino pubblicitario allestito all'interno della vetrina di un esclusivo negozio d'arredamento parigino. E poi c'è il recupero della chiave onirica: disseminati per tutto il film riferimenti più o meno involontari ad un fellinismo che si riassapora sempre con piacere, anche se talvolta si riscopre l'anima candida e naif che ha ispirato certo cinema poveristico di Sergio Citti. Un film comunque in grado di avvincere ed emozionare. Movimentato, in rari casi addirittura divertente, e comunque sempre fedele ad una regola primaria: in alcune occasioni bisogna frequentare il cinema per apprezzare la nostra fortuna. Il bravo e generoso Riccardo Scamarcio, eroe involontario in un circo di disperati, incarna idealmente l'innocenza di Charlie Chaplin. Sgrana gli occhi, parla pochissimo, cammina di buon passo sui mali del nuovo secolo, mentre in lontananza la Tour Eiffel luccica per magia, dando l'impressione di aver assistito all'ennesima favola triste.
Cinema Impero, Trani - 10 Marzo 2009 |