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21.04.2012

13° FESTIVAL DEL CINEMA EUROPEO DI LECCE - I PREMI E LE MOTIVAZIONI

Si è conclusa a Lecce la tredicesima edizione, quest'anno particolarmente ricca e significativa, del festival del cinema europeo. Fra gli ospiti internazionali: Terry Gilliam (che ha presentato il corto "Wholly family") e Emir Kusturica (testimone di un bellissimo libro fotografico sul suo cinema, celebrato con una retrospettiva) hanno registrato una calorosa accoglienza di stampa e pubblico. Quest'anno il programma del festival prevedeva anche tributi a Ken Russell e Sergio Castellitto, al quale è stato dedicato il libro curato da Enrico Magrelli "Sergio Castellitto, senza arte ne parte" (ediz.Rubettino).

31.07.2011 - 18.08.2011

Sinfonie di Cinema 2011 – LA COMMEDIA NEL CINEMA ITALIANO

Anche quest’anno torna a Montefiore dell’Aso (AP) la magica atmosfera del festival “Sinfonie di cinema”.

GRAN TORINO

Regia: Clint Eastwood

Interpreti: Clint Eastwood, Christopher Carley, Bee Vang, Ahney Her, Brian Haley

Durata: 118'

Nazionalità: USA 2008

Genere: drammatico

Stagione: 2008-2009

Walt Kowalski (Clint Eastwood) è un pensionato che ha appena perso la moglie, con un pessimo carattere che lo ha reso diffidente ed intrattabile, allontanandolo dagli affetti e dalla fede. Di conseguenza non ha un buon rapporto con i suoi due figli, per lui del tutto estranei, nè con i nipoti, nè con il suo giovane parroco: per farla breve non gradisce che altri invadano il suo territorio. Se ne sta in disparte come un maledetto solitario, vuole essere semplicemente lasciato in pace per godersi quello che gli resta dalla vita: sorseggiare lattine di birra ghiacciata, accarezzare il suo cane, ripulire il giardino e curare come un essere umano la sua fiammante "Ford Gran Torino" del 1972, parcheggiata in garage e tirata a lucido. Ma Walt è un veterano pluridecorato, un reduce dagli orrori della guerra in Corea che non ha rimosso i suoi traumi per aver spezzato molte vite. E, ironia della sorte, il quartiere residenziale dove è andato a vivere è abitato esclusivamente da famiglie coreane che, ovviamente, Walt tratta con assoluto disprezzo. La convivenza non è facile perchè il suo recinto è spesso avvicinato da teppistelli nullafacenti che controllano il quartiere secondo una precisa spartizione del territorio. Ma Walt sa come tenere a bada i suoi nemici in fasce: dorme con un occhio aperto e il fucile sotto al cuscino e nel frattempo sputa sentenze, vigilando come uno sceriffo per il bene della comunità. Quando però un ragazzino (suo vicino di casa) che ha tentato di rubargli la sua auto sportiva gli rivela che ha dovuto farlo per pagare il prezzo di un'iniziazione impostogli da una squinternata gang di bulli coreani, in Walt si risvegliano improvvisamente istinti di paternità che sarà difficile amministrare a sangue freddo. Il vecchio infatti prende sotto la sua protezione il povero ragazzo, insegnandogli il rispetto, la disciplina e i metodi giusti per sopravvivere alla spietata legge della giungla. Con effetti imprevisti e sorprendenti, che non è il caso di svelare. Sotterrata l'ascia di guerra, il vecchio "ispettore Callaghan" ci accarezza e se ne va, regalandoci una magica ballata sull'inutilità della rappresaglia. Irriconoscibile nei suoi abiti sacrificali di un martire del nuovo secolo, il vecchio uomo di cinema ci comunica che il segreto della vita è nascosto nella tolleranza e, talvolta, nella opportuna meditazione. Irriconoscibile mutazione? Sarà: quando sei grande, forse perdi la forza di continuare a sparare...

Trascurato dalle notti magiche delle premiazioni (nonostante quest'anno avesse all'attivo ben due pellicole), Clint Eastwood è uno splendido ottantenne che a dispetto delle rughe che non si vergogna di nascondere e dal volto arcigno e spigoloso in primo piano, va per la sua strada esponendosi puntualmente alla riconoscenza degli affezionati che lo amano da sempre. In parole povere: un artista consacrato dal successo di pubblico (ha diretto più di 30 film di successo), che può tranquillamente fare a meno di superflue valutazioni critiche. Sono anni ormai che predichiamo (e comunque non lo facciamo nel vuoto) che il vecchio Clint è quanto di meglio il cinema americano riesca ancora ad offrire, augurandogli lunga vita. "Gran Torino", che lo stesso regista ha definito "un piccolo film" (nonchè l'ultimo come attore) è uno splendido lavoro che rivaluta in chiave completamente diversa tematiche relative a quella filmografia che negli anni '70 veniva aspramente bollata e archiviata come propaganda fascistoide e reazionaria. Concedendosi il nuovo riscatto attraverso un'ideologia che ha archiviato i risentimenti xenofobi e la giustizia privata per promuovere l'apertura mentale, il vendicatore in pensione scopre di "avere più cose in comune con i suoi nemici, che con i parenti pervertiti". E allora nell'uomo riaffiora la curiosità, la fame d'integrazione: in quella comunità ostile c'è per lui un posto da eroe. E il tocco magico di Eastwood si ritrova dappertutto; nella carrozzeria a prova d'urto di un film con un chiaro e disperato messaggio politico molto più vicino all'angoscia del quotidiano di "Mystic River", altra sua perla strettamente legata al cinema d'autore. Confortato da un cast di attori sconosciuti, assoldati nella comunità coreana, girato in una Detroit multietnica e urbanisticamente sconvolgente, "Gran Torino" beneficia dell'energica scrittura di Nick Schenk. Sceneggiatore in grado di affrontare con irriverente cinismo argomenti profondi come la religiosità, la diffidenza razziale, la violenza domestica. Profeta assoluto di un individualismo a disagio con i bei discorsi a vuoto, il grande zio Clint anche stavolta si esibisce in un memorabile campionario di metafore assurde e stridenti. Al posto della 44 Magnum: la mano aperta per una carezza. Sulla sua testa però non si intravedono nuvole. Cielo di piume, ispettore Callaghan.

Uci Cinemas, Molfetta - 13 Marzo 2009 (Barisera)

Voto:     4,5 / 5
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