Tarantella siciliana, movimentata e ingarbugliata come la matassa cui si ispira, che segna il ritorno sul grande schermo di Ficarra & Picone, comici siciliani fedeli al loro marchio di fabbrica tradizionale. Ciò che colpisce, al di là della funzionalità o della pochezza dei loro prodotti (ed infatti stentiamo a crederci) è la consapevolezza di assistere con piacere alla riproposta del classico film per famiglie. Un onesto lavoro di intrattenimento dove l'assenza di volgarità, la mancanza di allusioni e doppi sensi, riconciliano gli spettatori di tutte le età con un cinema che sarà pure forse arcaico e superato, ma che comunque si lascia seguire senza mettere a repentaglio il buon gusto (e non è da poco) di chi al cinema ci va con i figli. In questa terza avventura li ritroviamo nei panni di due cugini, ovviamente di carattere opposto, che pur vivendo sotto lo stesso cielo catanese non si vedono da anni per via dei rapporti spiacevoli fra i loro padri, in eterna rivalsa per questioni ereditarie. I due si ritrovano casualmente faccia a faccia per una fatale combinazione che innesca una irrefrenabile girandola di situazioni esplosive, equivoci, inseguimenti, disastri. Tutto ruota infatti intorno alla proprietà di un fatiscente albergo in centro  a gestione familiare, gestito dal cugino più ingenuo, che fa gola a molti: ai cinesi che vorrebbero acquistarlo in contanti, ai mafiosi che pretendono il pagamento del pizzo con gli interessi maturati ma anche al cugino scaltro che con il ricavato della vendita risolverebbe la sua disastrosa situazione finanziaria e che, per entrarne in possesso, non esita a macchinare un diabolico stratagemma. I due cugini, come si è detto, sono male assortiti: il primo è un ipocondriaco, che fa uso di antidepressivi e si fa abbindolare continuamente  da un amministratore disonesto; il secondo è invece un lestofante con una certa propensione alla truffa che gestisce alla sua maniera una assurda agenzia matrimoniale e non ha scrupoli. Uniti sulla stessa barca alla deriva fra disavventure, pistolettale e poliziotti da operetta i due dopo molte fatiche avranno modo di riappacificarsi, lasciandosi alle spalle i fantasmi del passato. Tutto è possibile sotto il magico sole della bella Sicilia...

Commediola ingenua, garbata e godibile, "La matassa" mette in evidenza alcuni progressi essenziali per gli equilibri di un film comico (ad esempio la regia), che registrano non a caso un rispettabile grado di maturazione da parte dei due cabarettisti siciliani. Rispetto al film precedente appare evidente una cura maggiore per la struttura narrativa, uno spazio più accogliente per i ruoli di contorno (che vanno ben oltre la macchietta), la presenza non trascurabile di un contenuto morale un pò retorico che conferisce un respiro più nobile e meno scontato alla gag fine a se stessa. In tutto questo Ficarra & Picone sono agevolati dall'amichevole e allegra partecipazione di caratteristi minori (Claudio Gioè, divertentissimo), splendidi volti del cinema siciliano (è un piacere ritrovare Pino Caruso e Tuccio Musumeci, ad esempio), situazioni comiche molto più vicine ad un humour paradossale che alla diretta comicità elementare di gran grossa. Per quanto non possano essere considerati ancora gli eredi legittimi dei leggendari Franco e Ciccio (la cosa oltretutto contrasterebbe con la loro proverbiale modestia), i due allegri compari sono comunque sulla buona strada per ridare nuova vita ad un cinema popolare genuino e schietto, che era sparito misteriosamente dal nostro panorama.

Cinema Politeama Italia, Bisceglie - 17 Marzo 2009