La mostruosità sostanziale consiste nell'aver lasciato al solo Enrico Oldoini il non facile compito di recuperare una formula fortunatissima che ha rivoluzionato la commedia all'italiana degli anni '60, rivendicandone per l'occasione una presunta discendenza forzata. Ma chi ha amato i mostri precedenti, stenterà a trovare in questo imbarazzante e disdicevole nuovo aggiornamento un'esile, impercettibile o presunta linea di continuità. A parte l'assenza abbastanza evidente e pesante di mostri sacri del nostro cinema che erano il vero motore trainante dei film precedenti (stiamo parlando di Gassman, Tognazzi e Sordi), il problema di questo remake più vicino allo sfregio che all'omaggio è fondamentalmente una carenza di scrittura (e di inventiva) che imbarazza. E poi convivendo a stretto contatto con la mostruosità quotidiana di matrice televisiva, si corre il rischio di ripetersi in una rappresentazione favolistica, inconsistente, senza alcun nesso logico. Spetta ad un piccolo esercito, che include figli d'arte in veste di sceneggiatori per meritocrazia ereditaria, la stesura di queste sedici pillole di malcostume italiano del terzo millennio dove è rimasto intatto il rapporto fra la brutta razza nostrana e il lato peggiore dell'uomo medio italico: arrivismo, volgarità, ipocrisia, cinismo, disperazione. Ecco allora riassunta nelle fasi più salienti l'inutile pioggia di storielle più o meno brevi in cui si spazia dalla satira sociale alla caricatura di assurde maschere con attori sparpagliati alla rinfusa ostentando improbabili acconciature. In "Ferro 6" un circolo esclusivo frequentato da vip in seguito ad un banale incidente svela la sua vera natura: tutti i tesserati sono infatti volgarissimi borghesi arricchiti che si fingono snob. Un ragazzo avvicina teneramente una povera ragazza disabile, si mostra disponibile ad aiutarla ma il suo vero scopo è rubargli la carrozzina per entrare gratis allo stadio in un settore riservato ("Unico grande amore"). In "Padri e figli" un eminente professore viene invitato a pranzo per appurare le tendenze omosessuali del figlio del portinaio, ma in realtà è lui che circuisce segretamente il ragazzo. Seguono a ruota sketch brevi e lunghi a caso: un'aristocratica viene strumentalizzata per accattonaggio dal suo badante ("Razza superiore"), animali e nonni abbandonati sull'autostrada prima delle vacanze ("Il vecchio e il cane"), un'irreale giornata al mare in febbraio inoltrato ("La fine del mondo"), pazienti perseguitati da insane e irregolari sedute psicanalitiche ("Terapia d'urto") che li portano sul baratro ("L'insano gesto"), genitori che sfruttano la prostituzione dei figli per permettersi le rate del televisore ("La testa a posto"), attori televisivi che si fanno pagare regolarmente per presenziare al funerale di amici sconosciuti ("Povero Ghigo"), giovani precari che fanno buon viso ai dispiaceri della miseria illudendosi di agire furbescamente come gli appartenenti al bel mondo che servono con costante devozione ("Euro più euro meno"), ragazzine che ricattano poveri malcapitati pur di vestirsi alla moda ("Fanciulle in fiore"), una madre distratta che perde la figlia in un supermercato ma manifesta disinvoltura durante un'irritante diretta televisiva ("Cuore di mamma"), camorristi che eliminano architetti e operai che realizzano bunker di protezione ("Seconda casa"), due furfanti che tirano a campare truffando gli extracomunitari ("Accogliamoli").
La sterilità e la futilità dei vari frammenti non riescono proprio a garantire a "I mostri oggi" una plausibile consistenza filmica; certi episodi addirittura sono presi di forza dai film precedenti ed aggiornati attraverso una triste e inutile operazione di riciclaggio che si rivela una vera e propria forzatura. L'episodio del "Malconcio", ripreso pari pari da "First aid" (episodio de "I nuovi mostri") con Alberto Sordi, ma rifatto da Bisio e la Ferilli, è semplicemente inguardabile, irritante. Spiace per il notevole dispendio di risorse; attori anni luce dal Dna cinematografico degli illustri maestri, che qui si arrangiano in un bozzettistico e patetico ritratto di becera importazione televisiva. Il buon Enrico Oldoini del resto questa spietata ed amara caricatura dell'Italia volgare dei nostri tempi l'aveva già proposta nei due "Anni 90": che ad essere sinceri costituivano un vero e proprio aggiornamento apocrifo dei celebri mostri inventati da Risi, pur non trovando un diretto aggancio col format originario. In questo film manca l'elemento essenziale per le operazioni che abbinano sociologia e umorismo graffiante: non c'è nulla di autentico, a parte un lungo senso di noia derivante da gags invecchiate male. Del resto ci manca solo la presenza di Christian De Sica per dare a questo lavoro mostruoso il sapore dolciastro del classico sottoprodotto destinato al mercato natalizio. Speriamo che l'operazione nostalgia si chiuda nell'arco di un clamoroso sbaglio: se altri fiutassero la convenienza della vecchia formula, il cinema in pillole tornerà ad invaderci provocando in mani sbagliate gli inevitabili effetti indesiderati che tutti temiamo.
Cinema Dolomiti, Ortisei (BZ) - 27 Marzo 2009 (Barisera) |