Una trama a malapena sufficiente per la normale amministrazione di un film porno di lusso, diventa fra le mani esterofile di Roberto Faenza, lo spunto ideale per un altro tassello velleitario da aggiungere al mosaico di un presunto cinema d'autore. "Il caso dell'infedele Klara" ha strane affinità, duole dirlo, con un filmetto per uomini soli che segnò l'infelice ma promettente esordio negli anni '80 di un'attrice italiana passata per necessità dalla commedia sexy al più redditizio circuito a luce rossa. Un racconto semplice ed essenziale sulla gelosia e sulle ossessioni da essa derivanti. Luca (Claudio Santamaria), docente di musica in una scuola elementare di Praga, conosce la bella e algida Klara (Laura Chiatti) in discoteca e non sa più farne a meno. Questa splendida ragazza illumina i suoi giorni e le sue notti. Ma dove va, cosa fa in sua assenza? Il micidiale tarlo si insinua nella sua mente, complice l'ambigua ed assidua frequentazione con Pavel, un "tutor" di bell'aspetto che la frequenta per la stesura di una tesi. Klara infatti si occupa di architettura e sta prendendo parte ad un progetto da realizzare nella laguna veneziana. Per rimuovere ogni dubbio Luca entra nell'ufficio di un private eye che si occupa per mestiere di adulteri e divorzi. Un grande fratello che ha fatto del pedinamento un'arte e che si serve di cimici e microtelecamere per consegnare le prove del misfatto ai suoi clienti. Il problema vero è che Klara è un'adorabile e fedelissima compagna e che, nonostante la sua micidiale arma estetica, è un'accanita sostenitrice della monogamia. Ma l'ossessione si trasforma in malattia: Luca vuole a tutti i costi dimostrare, prima di andare sull'altare, che la sua compagna ha una certa predisposizione al tradimento. Tutte le sue mosse sbagliate portano inevitabilmente al declino della infuocata relazione. Fra alti e bassi e l'inevitabile coinvolgimento machiavellico dell'investigatore belloccio, Luca avrà modo di trasformare i suoi dubbi in certezze. Non abbastanza per riuscire, comunque, ad arginare in tempo un lieto fine goldoniano.
"Il caso dell'infedele Klara" è indubbiamente uno dei pochi film leggeri e distensivi realizzati nella sua lunga carriera da Roberto Faenza (se si esclude l'irriverente beffa politica ai danni del potere democristiano del film antologico "Forza Italia!"). Un film a tratti anche involontariamente divertente e brillante a dispetto delle premesse fuorvianti di partenza che lo avvicinano al torbido dramma della gelosia. I due attori protagonisti si prodigano senza eccessi in quei nudi integrali che fanno tanto bene al botteghino, ma male alla coscienza. La bellissima Laura Chiatti (che non si fa doppiare, peccando di presunzione) sbraita, graffia, si addolcisce e capitola ma mostra la mercanzia con tutto il possibile candore di un nudo artistico. C'è meno convinzione, però, ed è un male che pesa come un macigno sull'economia generale dell'impresa, da parte di Claudio Santamaria; cornuto per predestinazione, diventa meno credibile quando prende in pugno la situazione mirando al finale a sorpresa. Molto meglio a questo punto valutare un film in fin dei conti mediocre traendo i pochi benefici da un'ineccepibile resa tecnica. Fotografate magnificamente da Maurizio Calvesi, Praga e Venezia, si adagiano in bella mostra attraverso inquadrature da cartolina e spot ideali per una campagna retribuita dal ministero del turismo. I forestieri, è ovvio, surclassano i pochi degni rappresentanti della delegazione italiana. Lo scozzese Iain Glen nel ruolo di un investigatore dal fascino tagliente e la bravissima attrice inglese Kierston Wareing (la segretaria tuttofare) per qualche breve istante ci fanno dimenticare che, con meno pretese, ci saremmo trovati più a nostro agio nel contesto ideale per una piccante commedia degli equivoci vecchio stampo.
Cinema Opera, Barletta - 7 Aprile 2009 |