Allarme rosso. Stiamo assistendo con impassibilità ad un incremento di violenza nell’attuale produzione cinematografica. Una violenza di “forma”, oltre ovviamente al contenuto, che rasenta a volte la pornografia (il termine è appropriato visto che la brutalità è più oscena del sesso). Non sfugge a questa crisi di stile nemmeno questo sottoprodotto americano dell’annata 2006, gettato in pasto al pubblico nell’outlet di fine stagione. Diretto a quattro mani, benchè i frutti di questa alleanza stentino a venir fuori, è un action-movie esagerato e pieno di eccessi che si rivolge ad un uso prettamente adolescenziale. Una contraddizione in termini, visto che in altri tempi non avrebbe avuto vita facile in censura, beccandosi opportune restrizioni. E’ evidente che sono cambiati i metri di valutazione e che a volte l’elasticità mentale genera valutazioni mostruose; fatto sta che la diseducazione di un film come questo si avvicina a livelli raccapriccianti, superandone la soglia. Il conseguente imbarazzo generale è irrimediabile: si attende con trepidazione l’attimo in cui sgomberare la sala a meno che non si ha il coraggio di farlo in anticipo.
Figlio illegittimo del moderno stile tarantiniano “Crank” ci catapulta sin dall’inizio nel dramma vissuto da Chelios (Jason Statham), il suo protagonista. Il tizio è stato accoppato e avvelenato con una potente droga sintetica cinese che gli sta lentamente bruciando le cellule. Il segreto per cercare almeno di posticipare il momento del trapasso è tenere l’adrenalina a mille, non fermarsi mai e guadagnare tempo per eliminare i suoi nemici. Il protagonista è infatti un sicario che alcuni clan intendono eliminare e quindi è perfettamente a conoscenza dell’identità del suo avvelenatore. In una fuga disperata e senza alcuna sosta (che gli costerebbe la vita) Chelios porterà a termine la sua “giornataccia” facendo più morti di una bomba ad orologeria. L’assurda carneficina, vedere per credere, non gli impedirà tuttavia di avere un amplesso pubblico nel quartiere cinese con la sua svampita compagna Eve (Amy Smart), sotto gli occhi di tutti. E’ la scena clou di un opera volgare in caduta libera, la punta di un iceberg sommerso dalla noia e dalla banalità.
Surrogato di certo cinema degli anni ‘80 dove i protagonisti ammazzasette surriscaldavano gli animi della platea in proporzione ai cadaveri lasciati sul loro cammino (pensiamo a Norris, Schwarzenegger e Stallone), “Crank” va rispedito al mittente. Qualcuno ha bestemmiato rilevando nell’inespressivo Jason Statham affinità con Bruce Willis; tanto di cappello a questi due onesti lavoratori, ma la recitazione è un’altra cosa, abita nel quartiere opposto.
Il ritmo sostenuto, l’uso smodato e frenetico della macchina da presa senza alcun rispetto per la serenità dello spettatore (ed è questa la vera pornografia stilistica), il frastuono e tanto spreco di marmellata di lamponi rendono insostenibile la fatica. La pratica sodomita adottata dai protagonisti per incrementare il battito cardiaco annichilisce qualsiasi buona intenzione; dubitiamo che Novelline e Taylor abbiano voluto citare la novella di Gemmata del “Decameron”. Per fortuna forse è stato scongiurato un altro terribile sacrilegio.
UCI Cinemas, Andria - Luglio 2007 (Barisera) |