Svalvolare, sclerare, essere fuori: tutti neologismi che troverete sui dizionari più aggiornati per indicare uno stato d’animo non proprio tranquillo, tutt’altro che in linea con la fermezza e la risolutezza. Tutti i termini sopra indicati guarda caso si addicono ai nostri distributori, frustrati da una cattiva abitudine atavica: quella di storpiare a piacimento i titoli originali nella speranza di incuriosire le masse. Ecco quindi per magia che “Wild hogs” (“Maiali selvatici”, o qualcosa di simile) diventa sulle locandine “Svalvolati on the road”, che comunque non è esente da influenze anglofone, illudendosi di spalancare le frontiere ai gusti giovanili. Contenti loro…
Avendo visto il trailer esilarante e ricco di gags ci si aspettava una godibile e divertente commedia scacciapensieri americana con caroselli e situazioni comiche. Nulla di tutto questo: l’ideuzza trita e ritrita degli amici che scappano dalla città per ritrovare lo spirito cameratesco e la mascolina solidarietà (senza privarsi di un pizzico di misoginìa) si esaurisce già dopo i primi minuti.
Quattro amici di diversa estrazione sociale e familiare (un dentista, un possidente, un addetto alla manutenzione dei sanitari, un libero professionista) hanno in comune la passione per le moto. Vivono questo loro hobby seguendo alla lettera le regole fisse dei “biker”: stesse abitudini e uno stile di vita on the road appunto, a cominciare dall’abbigliamento uniforme (giacche di pelle, bandane e stivaloni). Ragion per cui decidono di scappare dalla metropoli per un’intera settimana a bordo dei loro cavalli a due ruote. I quattro compagni di merenda sono comunque condizionati dai problemi fisiologici e mentali della loro mezza età, anche se l’allegro spirito spensierato spesso li constringe a sorvolare sui fastidi prostatici. Fra incidenti di percorso e imbranataggini varie la zingarata prosegue tranquillamente fino a quando il gruppo dei quattro “wild hogs” (questo l’emblema che li unisce) non imbocca la strada del nemico. Stiamo parlando di un gruppo rivale di biker: i violenti e litigiosi “Del Fuegos”, capeggiati da un avanzo di galera (Ray Liotta) che non ha nulla da perdere. Fra dispetti e giochi sporchi si arriva alla rappresaglia finale in una tranquilla ed onesta cittadina del New Mexico. Qui, come nelle goliardiche battaglie al college, avrà luogo la resa dei conti fra un esercito di motociclisti gasati e quattro poveracci afflitti dai malumori dell’andropausa. Vincerà il migliore, cioè quello con il sale e la sensibilità nella zucca. Il tutto sotto la benedizione del mitico Peter Fonda che ci onora di una nostalgica comparsata (lui si che da buon easy rider è ferrato sull’argomento) spuntando dal nulla armato di fascino fino ai denti.
Sorvolando sulle pecche di una storiellina semplice che fatica decollare, vorremmo soffermarci sulle ragioni alimentari che hanno costretto il bravo William H.Macy, assiduo frequentatore di pellicole d’autore, a prendere parte ad un film evitabilissimo. Lo seguono a ruota il simpatico Tim Allen, l’imbolsito John Travolta (che si prende in giro in una lezione di ballo) e un cattivissimo Ray Liotta che è forse una delle cose meglio riuscite dell’impresa.
Poche idee e tutte espresse male su un triste viaggio on the road che a noi ci ha fatto venire in mente il canto del cigno, questo davvero vecchissimo, dei quattro protagonisti di “amici miei”. In piena anemia narrativa qualche risata ogni tanto ci scappa ma in definitiva vince la noia, questa sì assai frequente come l’istintivo sguardo all‘orologio.
Cinema Alfieri, Corato - Aprile 2007 (Barisera) |