Seattle. Margaret Ford (Lindsay Crouse) è una psicanalista annoiata dalla metodicità della sua vita professionale; passa senza emozione da un successo letterario ad un altro, senza capire le origini di una crisi profonda che le ha incollato sulla faccia un finto sorriso. Una sera per cercare di salvare un suo giovane paziente, che ha perso una somma consistente in una bisca, si catapulta nella misteriosa "casa dei giochi" e gli si spalanca davanti agli occhi un mondo nuovo. Interessante, oltretutto. Gli avventori che fingono di sfidarsi con accanimento in partite a poker non proprio regolari sono in realtà dei truffatori esperti in mare aperto sulla stessa barca. La casa è un quartiere generale dove in gruppo pianificano raggiri, piccoli bidoni da mettere a segno. Margaret si salva in tempo dalla rete, lasciandosi conquistare dal fascino di Mike (Joe Mantegna), leader della banda, che offre la sua consulenza di "inaffidabile" per incrementare l'analisi sociologica effettuata da Margaret. Il gioco delle parti non offre scampo. Gli eventi si ribaltano fra finte truffe che per la poverà Margaret però si avverano. La poverina, ferita nell'orgoglio, non accetterà l'inganno in amore. Finale aperto, in perfetta ed opposta dissonanza con il ritmo precedente.
David Mamet, classe 1937, sceneggiatore di fama (aveva appena consegnato lo script di "Untouchables" a De Palma) esordisce con "La casa dei giochi" dietro la macchina da presa. Il film ha un non so che di felliniano nel ritratto spietato di questa squinternata banda di doppiogiochisti dove non esiste la parola fiducia. Ma è interessante l'interazione che si crea con l'analisi psicanalitica dell'inganno da parte del personaggio cucito su misura per l'algida e (volutamente) inespressiva Lindsay Crouse, nella vita moglie del regista. Il film passa dai toni aspri a quelli leggeri, dalla commedia al noir con una disinvoltura strabiliante per il totale distacco manifestato nei confronti degli schemi convenzionali. Attori bravissimi, atmosfere raffinate. Joe Mantegna (purtroppo poco sfruttato cinematograficamente negli anni successivi) è un cinico e spietato artista del raggiro che striscia velocemente su una lama affilata. Divertimento e orrore: cinema scritto con la penna stilografica che piace necessariamente.
MGM Channel - 3 Giugno 2009 |