Figli d'arte, onesti artigiani al servizio della risata, sempre pronti a cogliere le nuove mode e i difetti di un belpaese pieno di contraddizioni, Carlo ed Enrico Vanzina continuano malgrado tutto a trainare, a dispetto dell'insofferenza dei critici, la carretta di un cinema commerciale fatto con mestiere che rende possibile un'appendice di stagione. "Un'estate ai caraibi" poi è una di quelle classiche operazioni inevitabili, precise (appunto) come l'albero a Natale e il cocomero in spiaggia. Un progetto imposto dai collaudati meccanismi distributivi sull'onda del successo commerciale del film uscito in estate l'anno scorso nel medesimo periodo estivo. Ci sembra tuttavia ingiusto ed azzardato accostare filmetti esili e innocui come questo ai veri modelli del cinema balneare, inaugurato da Risi ("L'ombrellone") ma frequentato da grandi cineasti come Zampa (il fondamentale "Frenesia dell'estate" girato in Versilia), preziosi nell'immortalare l'Italia straordinaria del boom economico e della dolce vita. In tempo di crisi il film dei Vanzina diventa un necessario antidoto, per combattere i tempi duri, e farci sognare per due ore con meravigliosi paesaggi-cartolina molto vicini agli spot promossi dai ministeri del turismo. Dalle varie provincie italiane partono le cinque storielle che si sviluppano nell'incantevole isola caraibica di Antigua, capolinea paradisiaco di eccessi e amenità di italica importazione. Biagio Izzo è un dentista napoletano che se ne va in vacanza, sotto copertura di un congresso medico a Miami, in compagnia dell'amante esigente (Alena Seredova), approfittando di un casuale e fortunoso incidente capitato alla moglie. Non avrà vita facile giacchè ad Antigua dovrà vedersela con un cognato invadente. Paolo Conticini e Paolo Ruffini sono due livornesi, amiconi inseparabili che raggiungono rispettivamente i caraibi portandosi dietro l'ex fidanzata (Martina Stella) che scorrettamente il primo ha soffiato all'altro. Complicato e tormentato intreccio di corna, curato con benefiche terapia d'urto a colpi di gelosia. Carlo Buccirosso è convinto di avere un male incurabile, diagnosticatogli dal medico di fiducia Enrico Bertolino, e si rifugia sull'isola per darsi alla pazza gioia per quel poco che gli resta da vivere. Ma c'è stato fortunatamente uno scambio di lastre e il radiologo si precipita per avvertirlo. Evoluzioni garantite. Maurizio Mattioli è un viscido e volgare palazzinaro romano che schiavizza il suo autista-factotum (Enrico Brignano), costretto a mandar giù umiliazioni e bocconi amari per colpa di un mutuo assassino sul groppone. Avrà modo di godersi la sua meritata rivincita. Gigi Proietti è invece un abile truffatore rifugiatosi ai caraibi dove vive di espedienti alleandosi con un degno comparello: un bimbo del posto, solo al mondo, ma astuto come una volpe, che lucra sulle adozioni a distanza e tira bidoni ai turisti malcapitati.
Rispetto all'imbarazzante e ignobile cocomero insipido dello scorso anno in "Un'estate ai caraibi" vanno sottolineati miglioramenti incoraggianti: un'assenza totale di volgarità, gli episodi non sono separati, ma si intersecano piacevolmente in un assemblaggio che cerca di uniformare le risorse senza grossi sbalzi. Tempi giusti ed una sceneggiatura spumeggiante che omaggia e cita capostipiti della commedia all'italiana come "Febbre da cavallo" e "Una vita difficile". Un passo avanti per i Vanzina Bros. che ritrovano fortunosamente l'ossatura delle storie balneari dirette da papà Steno. Inevitabilmente Proietti finisce con l'avvalersi della classica marcia in più, rendendo vano quasiasi azzardato confronto con gli altri compagni d'avventura (Mattioli lo segue a ruota). Eppure è forse una delle partecipazioni più disimpegnate della sua lunga, formidabile carriera, tirata via con bei pezzi di avanspettacolo. La storiellina deamicisiana del "monello" che tutela il suo padre putativo alterna risate e patetismo. Finendo con l'oscurare alcuni frammenti inutili ed evitabili (come quello del triangolo alla livornese con la Stella contesa dai due amici) nei quali si ritrova a volte il sapore indigesto dei canditi abituali finiti nell'impasto del cinepanettone.
Cinema Impero, Trani - 12 Giugno 2009 |