Nella Londra multietnica dei giorni nostri si incrociano le esistenze di tre personaggi stravaganti. Juliette (Vicky McClure) fa la commessa in una farmacia indiana, ha chiuso con la sua famiglia e si occupa delle sorti di alcune associazioni umanitarie. In cuor suo sogna di entrare come volontaria nella missione per la quale fa la raccolta fondi. Holly (Holly Weston) è invece una timida e graziosa ballerina classica che per necessità accetta il lavoro di lap dancer in un nightclub frequentato da soli uomini. Il personaggio più curioso del terzetto è invece A.K. (Eugene Hutz), musicista rock di origini ucraine, che si vende come aguzzino ben retribuito organizzando come se nulla fosse festini sadomaso per clienti in cerca di emozioni forti. Il film si limita a descrivere un mondo insolito e buffo con i suoi eccessi e una realtà perversa e imbarazzante, vissuta in assoluta ed apparente normalità. I tre ragazzi riescono ad integrarsi a fatica e spesso si ritrovano uniti, sulla stessa barca, per sbarcare il lunario. Alla fine i sogni e le rispettive aspirazioni approderanno al piacere liberatorio della felicità.
Nozioni filosofiche e pillole di saggezza caratterizzano l'esordio registico di Madonna, al secolo Luisa Veronica Ciccone, in grado di far discutere anche dietro la macchina da presa. Ma il retrogusto irriverente e le cattive intenzioni in odor di scandalo attingono a piene mani da quel piccolo cinema indipendente che la celebre cantante pop ha frequentato spesso in passato. "Sacro e profano" è un lungometraggio anomalo, stilisticamente affascinante dove pur si annotano alcuni aspetti interessanti in fase di scrittura e montaggio, tutto qui. L'assenza di un tema conduttore portante conferisce al racconto (che diventa per così dire rapsodico) uno stile frammentario, comunque privo di spessore. E il film, negando il fondamento di una struttura lineare, si risolve in una lunga serie di gags visive, più o meno originali, ambientate in una Londra cosmopolita inedita e solare. La necessità primaria di intraprendere la scorciatoia scandalistica, molto vicina al carattere anarchico dell'autrice, consente al film di virare goffamente verso un repertorio grottesco, alquanto divertente e assortito. Gli attori, quasi tutti sconosciuti (e bravi), sembrano usciti dall'assurda e spericolata giostra di Abel Ferrara (sotto certi aspetti sembra di assistere ad un sequel di "Go go tales"). Ma l'entusiasmo è spento dalla scarsa sincerità con la quale Madonna confeziona un prodotto di scarsa personalità, in debito con tanti autori. Fortunatamente breve e ispirato, questo va ribadito, da una giusta dose di scorrettezza e maleducazione riconducibile innegabilmente alla "Material girl" del tempo che fu.
Cinema Opera, Barletta - 15 Giugno 2009 |