Azzerati i salti temporali che erano linfa vitale nei precedenti "Terminator", ridotta la partecipazione di Arnold Schwarzenegger ad un fugace cameo celebrativo nelle concitate fasi finali, non si segnala nulla di particolarmente rilevante in questa quarta puntata, forte di un vistoso restyling che ci preannuncia una nuova stagione cinematografica. Siamo nel futuro, più o meno a qualche anno di distanza dagli eventi angosciosi descritti in "T3"; le macchine ribelli hanno dichiarato guerra aperta agli umani. Lo scenario desolato e apocalittico all'orizzonte ha modificato radicalmente l'aspetto del nostro pianeta. "Skynet", la potente multinazionale di sofisticate macchine da guerra, ha attuato la sua disastrosa sfida nucleare. Gli umani superstiti, radunati sotto la buona stella di un'alleanza ribelle, guidano la resistenza cercando di recuperare il controllo della terra. John Connor (Christian Bale) è il predestinato a questa leadership della salvezza. Superando le insidie, eludendo i controlli delle ronde di cyborg che stanno ghettizzando gli umani superstiti, Connor si appresta a guidare una nuova strategia per controbattere il dominio delle macchine. Al suo fianco ritroviamo un misterioso ma efficace guerriero che viene (forse) dal passato: il corpo di un condannato a morte al cui interno si animano meccanismi robotici di un ambiguo lottatore. L'impresa sarà disperata ma non impossibile: manca poco all'alba di una nuova era.

Privo di quell'ironia involontaria ma appropriata, che aveva caretterizzato lo spirito delle precedenti puntate con Schwarzenegger protagonista, "Terminator salvation" ha la stessa consistenza di un piatto telefilm di due ore, con all'interno il vuoto tradizionale del cane che si morde la coda. Per notevoli ragioni commerciali abbassa l'età media dei suoi spettatori, augurandosi l'inizio di una seconda stagione di lotta di classe fra androidi e terrestri. Non tutti i buoni propositi vanno a buon fine: benchè di questo film tutto si può dire, meno che non abbia le carte in regola per offrire spasmodica azione a buon mercato. Ma in definitiva la noia è alleviata dal sapore nostalgico sull'onda lunga del revival in stile Mad Max che negli anni '80 consentì al cinema italiano di serie C di godersi la moda del dramma post-nucleare con filmacci terribili, comunque più divertenti e genuini se paragonati al giocattolone senz'anima di McG (un autore o un deejay?). Curioso infine notare come in questi casi la sceneggiatura si riveli, nel vero senso del termine, un optional trascurabile. Quali parole sensate, del resto, mettereste in bocca ad un povero essere umano in balia di un feroce attacco robotico? "Tornerò", frase inevitabile. O se vogliamo intimidazione nei confronti del pubblico: dipende dai gusti.

Cinema Alfieri, Corato - 16 Giugno 2009