Nella lussuosa suite da 4200 dollari a notte del "Caesar's palace" di Las Vegas i postumi di una sbornia e di una nottata memorabile si rivelano più tragici del previsto. Doug, prossimo alle nozze, aveva deciso di passare il suo addio al celibato partecipando ad un weekend sfrenato e folle in compagnia di suoi tre cari amici. Ma il mattino dopo, sotto gli effetti micidiali di un'impasticcamento da paura i conti non tornano: una tigre si aggira indisturbata nel bagno dell'appartamento; il televisore al plasma pende dalla parete come un quadro storto, le bottiglie di champagne sono allineate in fondo al corridoio come i birilli di una pista da bowling, un neonato piange come un disperato nella cesta in un armadio e, per finire, con le lenzuola qualcuno ci ha fatto un'altalena. Ma cosa diamine è successo? I tre superstiti dalla sbornia infernale non ricordano nulla di quanto è accaduto la notte precedente. Ma quel che è più grave è che proprio Doug risulta latitante: una bella grana visto che il suo matrimonio a Los Angeles avrà inizio nelle prossime cinque ore... Per ricomporre l'ingarbugliato puzzle ed evitare che a casa qualcuno fiuti il pasticcio i tre amici decidono di seguire i pochi indizi a disposizione. Scopriranno un disastro dopo l'altro, un mostruoso campionario di degenerazione e pura follia. Las Vegas, città del peccato, si rivela fin troppo benevola con le malefatte e le cattivissime azioni di un branco di scatenati in preda ad alcol e droghe pesanti. Nella matassa restano coinvolti nell'ordine: una spogliarellista con figlio a carico, un malavitoso con gli occhi a mandorla che rivendica la sua vincita al casinò, due poliziotti derubati casualmente della vettura d'ordinanza...
Alle volte prerogativa essenziale per godere a pieno della funzionalità di una pellicola è nascere nei luoghi dove i fatti si svolgono. Per questa oscura ma regolare alchimia alcuni attori italiani sono sempre stati "inesportabili" all'estero, problema di mercato che si verifica puntualmente a parti invertite. "Una notte da leoni" (ma il titolo originale "The hangover" fa riferimento ai "postumi" di una notte brava) si aggancia al treno in corsa della commedia demenziale, politicamente scorretta, dove il cattivo gusto per l'assurdo e la voluta mancanza di stile creano quel miracolo clima di degenerazione che manda in visibilio le platee a stelle e strisce. In Europa si sa, dal punto di vista umoristico, siamo un pochino più esigenti. Le torte in faccia divertono, soprattutto se nell'impasto non ci sono uova marce. Nel film diretto da Todd Phillips, un esperto del ramo (nel suo precedente "Road trip" cambiavano le generazioni, ma la musica era sempre la stessa), la grossolanità è modulata dal paradosso, la risata va a braccetto con l'imprevisto. Ma alla fine a parte le quattro risate si ha la consapevolezza di aver speso male il proprio tempo. In questa frenetica e incredibile girandola del nonsense trionfa a suo modo lo stile belushiano di Zach Galifianakis, il peso massimo del gruppo, davvero irresistibile nei panni del goffo e squinternato combinaguai. Un quasi irriconoscibile Mike Tyson fa una marchetta nei panni del proprietario della tigre finita per caso nei confortevoli ambienti di un albergo di lusso, citando se stesso e mollando un sinistro. Geniali i titoli di coda dove i misfatti avvenuti vengono ricostruiti attraverso le istantanee pazzesche memorizzate su una macchina digitale.
Cinema Elia, Corato - 19 Giugno 2009 |