Canto di Natale (fuori stagione, quindi) in salsa rosa che propaganda la monogamia e il credo nell'amore eterno (che "nasce d'estate e muore d'inverno", aggiungeva qualche cinico). L'irriconoscibile America reaganiana delle infuocate nove settimane e mezzo e delle regolari scappatelle fuori dal matrimonio è bandita dalla propaganda con la quale, questi prodotti fatti ormai con lo stampo, aggiornano le tendenze della nuova commedia made in Usa. Come il milionario Ebenezer Scrooge, l'avaro e insopportabile protagonista redento nell'opera più popolare di Dickens, anche il giovane fotografo rampante Connor Mead (Matthew McConaughey), attore principale di questa storiella, è costretto da un misterioso gioco del destino a rivedere la sua vita passata di sciupafemmine, anticamera della solitudine. L'occasione gli è data dal matrimonio del suo fratello minore: perfetta circostanza di tentazione dove si ritrovano damigelle disponibili ad allargare nuovi orizzonti orizzontali e invitati truccatissimi tirati a lucido. Ma Connor non capitola: la sua famigerata reputazione di "single" d'assalto accentua gli estremismi di amatore e collezionista di donne. Per un soffio, infatti, non riesce a convincere il suo povero fratellino che il matrimonio è un'istituzione diabolica fatta per i deboli. Ma nella celebre camera da letto di suo zio Wayne (Michael Douglas), donnaiolo impenitente, la magia si svela attraverso la comparsa del suo spettro: guidato da tre fantasmi con fattezze femminili, il duro playboy dovrà rivivere in una notte il suo passato, presente e futuro sentimentale. Viaggio allucinante giacchè da spettatore assisterà alle sue conquiste giovanili, al primo amore sfumato per un'imperdonabile leggerezza durante il ballo del liceo e a tutte le lacrime versate dalle vittime in gonnella che piovono dal cielo. Grazie a questo viaggio provvidenziale Connor capirà il valore dei sentimenti e l'esistenza dell'amore vero: rinato sotto una veste nuova, sarà praticamente in regola per salire sull'altare nel grande giorno.

Avevamo preannunciato in apertura un adattamento piuttosto colorito e divertente della celebre opera di Dickens, qui trasposta praticamente alla lettera al servizio della commedia romantica. Nel giro di qualche settimana si contano già due film analoghi, sullo stesso argomento: casualità? Combinazione dovuta ai saldi estivi? Fatto sta che "La rivolta delle ex" assolve il suo compito piuttosto dignitosamente intavolando un acceso dialogo fra maschilismo e dedizione femminile. I tempi sono cambiati: sembra di essere tornati al periodo dell'emergenza Aids con tutti i film in serie in cui si professava il credo nella monogamia. Il protagonista bello e impossibile (che i tabloid vogliono come l'attore americano più sexy del momento) si destreggia fra narcisismo e simpatia come un Toby Dammit felliniano con visita notturna guidata nella città delle donne (in quel caso il viaggiatore si chiamava però Marcello Mastroianni). Ai cinefili più attenti non sfuggirà qualche legame sottilissimo (quasi impercettibile) con gli omaggi fatti dal grande cineasta riminense alle discendenti di Venere. Molto esilarante la macchietta ricamata sull'immortale Michael Douglas: zio donnaiolo che esercita come un guru l'arte della sopraffazione maschile. E in seconda fila si rivedono, con immenso piacere, due grandi volti di un cinema passato ma per fortuna non ancora fantasma: il Robert Foster tanto caro a Quentin Tarantino e l'affascinante Anne Archer che molto ha dato al thriller americano degli anni '80.

UCI Cinemas, Molfetta - 11 Luglio 2009 (Barisera)