Vicenza, 1956. La bellissima Anna (Florence Guerin) è la giovane moglie annoiata di un importante esponente del partito comunista, troppo legato alla carriera politica per preoccuparsi (e di tempo da dedicargli ce ne vorrebbe) di lei. Passa quindi le interminabili giornate facendo vita ritirata in casa, con la suocera ammalata che non gli rende certo la vita facile. Fortunatamente le uniche possibilità di svago gli vengono offerte dalla servetta Angela (Katrine Michelsen), bionda come il sole, che sprigiona libertà e spregiudicatezza. La ragazza si diletta in cucina e nel sottoscala con il suo bel soldatino, sotto gli occhi della padrona e instaura proprio con la stessa un torrido e imprevedibile gioco intimo. Dopo averla iniziata, in campagna, ai piaceri della vita contadina entra con forza in un rapporto confidenziale e conflittuale nello stesso tempo. La barriera sociale che le divide si infrange nottetempo in un'alleanza perversa e morbosa che, coinvolgendo un ambiguo professionista erotomane, sfocia irrimediabilmente in una duplice gravidanza. Ma il destino stavolta separerà servetta e padrona: una cameriera incinta non è più utile alla causa. Suo malgrado Angela la birichina farà ritorno in campagna mentre il ricco padrone, convinto che il bimbo che sta per arrivare sia frutto del suo seme, si illuderà di aver conquistato finalmente il trono della paternità.
Salvatore Samperi all'epoca dei fatti si accodò agevolmente al tardo filone erotico con cui negli anni '80 si tentò la valorizzazione dell'oscenità nel comodo canale del cinema d'autore. "La bonne" aveva sulla carta qualche marcia più (meravigliosa fotografia di Camillo Bazzoni, ottimi temi musicali di Riz Ortolani), poteva contare sulla collaudata esperienza del regista padovano nel raccontare le malizie domestiche della provincia. E due attrici (ventenni) che si contesero le prime pagine delle riviste per soli uomini: la francese Florence Guerin e la danese Katrine Michelsen; la bruna e la bionda rivali nella torbida sfida sociale combattuta con le armi della seduzione. Ma nonostante un piccolo esercito avesse messo mano alla sceneggiatura, il film dal punto di vista strutturale si rivelò imbarazzante e approssimativo. Troppo finalizzato agli intermezzi di eros patinato (memorabile e delirante il frammento campestre) un pò troppo isolati dal contesto narrativo. Per rendere più credibili gli interni borghesi l'autore aveva sovraccaricato la vicenda di ricordi personali: i carri armati sovietici in Ungheria, lo sdegno della fazione comunista sui banchi del consiglio comunale di provincia, la vita sana e la libertà assoluta della campagna incontaminata. "La bonne" tuttavia fa rimpiangere un'epoca lontana in cui la pornografia non era alla portata di tutti e il lento sollevamento di una sottana riusciva a imporre una magica atmosfera di trasgressione. Maestro del voyeurismo, illuminato dalla professionalità e dal buon mestiere, Samperi attraverso il cinema "svelato" dava più o meno le stesse emozioni provate nella pittura davanti ad un nudo d'autore. Stagione breve, ma felice, di un'epoca in cui per sfogare le cariche ormonali dell'adolescenza bisognava infilarsi frettolosamente nel buio della sala barando sull'età.
Trani - Supercinema (?), Aprile 1986
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