Complicato intrigo di giovani amanti freddati in camera da letto, procuratori distrettuali schiavi delle debolezze del sesso e soprattutto ambigue assistenti con i tacchi a spillo. Tutto in una notte, come nelle grandi occasioni, con i presunti colpevoli torchiati in cella e minuti che scorrono in fretta perché qualcosa di grosso sta per accadere. E poca, pochissima luce, perché altrimenti non si tratterebbe di un “noir” con le carte in regola.
Tenuto nel congelatore per due anni (pare che anche negli Stati Uniti sia uscito recentemente), il film del giovane sceneggiatore Wayne Beach, voluto a tutti costi dal suo protagonista (Ray Liotta) improvvisatosi per l’occasione produttore esecutivo, ha il torto di confrontarsi con un grande mostro del settore che risponde al nome dei “Soliti sospetti”. Il macroscopico e incolmabile confronto è inevitabile, anche volendolo scansare, perché tutto l’apparato e il conseguente svolgimento ricalca alla lettera questo illustre modello.
Cosa si nasconde dietro l‘omicidio di un commesso di colore, fatto secco sul letto matrimoniale? Se lo chiede il procuratore distrettuale Fred Cole, candidato alla poltrona di sindaco, per salvare dall’accusa certa la sua giovane assistente Nora Timmer (J.Blalock), che dice di aver subito violenza dalla vittima, prima che avvenisse l’irreparabile. La sua versione dei fatti però presenta vistose crepe e contrasta con le deposizioni rilasciate spontaneamente da altri conoscenti del ragazzo assassinato. Il procuratore distrettuale precipita in piena confusione mentale anche perché saltano fuori prove compromettenti, visto che anche lui non può negare di aver frequentato il letto alquanto trafficato della bella assistente. E poi vengono a galla fattacci di speculazione edilizia, torbidi inganni, interessi e corruzione che ingarbugliano ulteriormente la matassa. Se ne verrà fuori non prima dell’immancabile accumulo di colpi di scena dove tutti, forse anche il postino di passaggio, si ritroveranno coinvolti.
Più che un lungometraggio, sembra un telefilm annacquato di una delle tante serie televisive in prima serata: un imbolsito Ray Liotta deambula da un luogo del crimine all’ufficio distrettuale con l’aria di sfida dell’uomo che non deve chiedere mai. Peccato che la circostanza non sia quella dello spot di un profumo, ma quella di un film di durata media con il preciso compito di intrattenere e non di tediare. Benchè il regista dimostri saltuariamente di avere dimestichezza con il mezzo audiovisivo (e ciò avviene senz’altro nella prima parte), non è servito da una sceneggiatura degna di questo nome. E il gioco delle sorprese, stavolta davvero tirato per le lunghe, rischia di meravigliare il suo poco convinto (e convincente) autore. Si salvano soltanto la strepitosa colonna sonora lounge (che purtroppo non è reperibile in commercio) e il “gioco di luce” che il direttore della fotografia si è divertito a realizzare sulla enigmatica, brava attrice esordiente Jolene Blalock che scambia la procura distrettuale per la passerella di una sfilata. Questo sì, può verificarsi quando si caldeggia una griffe o uno sponsor.
UCI Cinemas, Molfetta - Maggio 2007 |