Un tempo i film catastrofici suscitavano timori e forti emozioni, per il semplice fatto che erano frutto di sensazioni immaginarie (e si definivano fracassoni). Oggi purtroppo parlando di riscaldamento globale e di imminenti cataclismi si corre semplicemente il rischio di anticipare le news dei notiziari. L'avvilente panorama ecologico trova un tragico fondamento: non si fa leva più sulla fantasia, ma su rischi probabili. E' rimasto quindi inalterato il piacere morboso nel giocare alla roulette russa con il nostro pianeta. "Segnali dal futuro" di Alex Proyas rinnova il "tocco della medusa" argomentando su sciagure e spiacevoli disastri profetizzati da una lista cifrata. Nel 1959 gli alunni di una scuola elementare lasciano ai posteri una capsula sotterrata in cui sono raccolti disegni sul futuro immaginato. Cinquant'anni dopo gli schizzi realizzati dai ragazzi vengono portati alla luce ma nessuno riesce a darsi una spiegazione sugli strani numeri casuali annotati da una bimba solitaria ed emarginata. Il foglio misterioso finisce nelle mani di John Koestler (Nicholas Cage), professore di astrofisica, che vive in campagna con il suo figlioletto Caleb. Il professore riesce a decifrare la sequenza rivelando una spiacevole verità. I numeri indicano minuziosamente le date certe, le vittime cadute e le coordinate dei luoghi precisi in cui sono avvenuti disastri passati (fra questi anche l'11 settembre). Ma la sequenza è progressiva e continua: in pratica predice molte altre sciagure. Nel frattempo i bimbi ricominciano ad ascoltare gli strani bisbigli (di provenienza aliena) e lo scenario diventa sempre più oscuro. La realtà è una e sola: il mondo è sull'orlo della distruzione totale, perchè minacciato dai raggi solari. Ma c'è una speranza e toccherà proprio all'incerto professor Koestler cercare di coglierla...
Mediocre e trascurabile incursione fantascientifica, "Segnali dal futuro" non inorgoglisce la matrice catastrofica, ma l'ammorba con una sinfonia aliena che sembra venire pari pari dagli "Incontri ravvicinati del terzo tipo" di Steven Spielberg. Per l'ennesima volta prestato alle ragioni del cinema alimentare, Nicholas Cage cerca di apparire credibile nei panni del tradizionale pater familias vedovo destinato ad abbozzare un tentativo di salvataggio del pianeta. Ma il film risulta prolisso, noioso e la spettacolarità tanto annunciata dalla bella confezione si realizza in pratica nello stupefacente deragliamento in metropolitana e nel finale apocalittico. Esilarante l'epilogo sul paradiso extrarrestre che profetizza la nascita di una nuova generazione. Più che segnali, risatine (sguaiate) dal futuro.
Cinema Impero, Trani - 8 Settembre 2009 |