Primi turbamenti politici e sessuali di Luciana (Miriana Raschillà), adolescente ribelle, iscritta al circolo dei giovani comunisti, nella Roma dolcissima e spensierata a cavallo fra gli anni '50 e '60. Gli italiani restano a guardare in tv le conquiste spaziali di Russia e America, nel bel mezzo di accese scaramucce politiche fra socialisti e comunisti. La cagnetta Laika si sacrifica a bordo di una navicella in nome della propaganda sovietica, spalancando le porte ai viaggi interstellari. Gagarin suggella l'impresa, orbitando intorno alla terra a bordo del Vostok 1 nella primavera del '61, segnando una tappa storica per la vicina campagna elettorale della sinistra. Ma la povera Luciana nel quartiere deve convivere a stretto contatto con i suoi problemi familiari: ha perso il padre, figura di spicco fra gli attivisti del PCI, sua madre ha dovuto sposare per necessità un odioso professionista di destra (Sergio Rubini), suo fratello soffre di gravi crisi epilettiche e ha continuo bisogno di assistenza. Il partito e l'impegno politico sono le uniche distrazioni che la ragazza cerca di concedersi, nel tentativo di conquistarsi a fatica quell'emancipazione che le spetta, ma che non le viene riconosciuta dalla realtà maschilista che la circonda. Poi subentrano le prime delusioni d'amore e i difficili rapporti col patrigno che appesantiscono le tensioni con i suoi compagni. Luciana sogna ad occhi aperti il viaggio della prima donna cosmonauta, cerca di recuperare la credibilità dei suoi amici e di ristabilire il rapporto di fiducia col fratellone, compromesso da un ingiusto senso di vergogna. Molti anni dopo saranno gli "astronauti" a stelle e striscie ad impiantare la prima bandiera sul suolo lunare...
Prodotta dalla Fandango di Domenico Procacci con Raicinema, "Cosmonauta" è una deliziosa, esile e godibile pellicola che ci consente di rivivere verosimilmente le atmosfere magiche dei mitici "anni '60", anche attraverso un'azzeccatissima colonna sonora che riarrangia i brani d'epoca. Un'opera che racconta le contraddizioni sociali, i fermenti politici e soprattutto il discutibile ruolo attivo della donna in quel periodo. L'esordiente Susanna Nicchiarelli (presente nel cast in un piccolo ruolo) si limita a descrivere la vita di un popolare quartiere romano, ma soprattutto l'attività giornaliera di una sezione del PCI: comprese assemblee, attacchinaggio selvaggio e raid notturni. Per questo motivo il film non va oltre una carineria perfettamente aderente alle dimensioni evanescenti del racconto. Le immagini di repertorio provenienti dai telegiornali dell'epoca e dagli archivi sovietici ricostruiscono idealmente lo stupore e la magnificenza di un mondo incontaminato, smaliziato dalle prime conquiste spaziali. I giovani protagonisti, guidati da una bravissima Miriana Raschillà, sembrano usciti dalle "scriscie" di Schulz e cadono nel fumettistico. L'esperto Sergio Rubini si diverte a riciclare la macchietta odiosa di un annoiato e pedante patrigno fascista insieme alla brava Claudia Pandolfi, invecchiata per l'occasione nei panni di una madre immolata al sacrificio domestico. Si sorride, si sogna per le accentuazioni paradossali proposte dai luoghi comuni di quegli anni (i comunisti vanno all'inferno, mangiano i bambini, non pregano e non accettano la comunione). Ma tutto evapora incredibilmente in una bolla di sapone. E' un film apprezzabile, che non lascia il segno. Nostalgico quanto basta per avvalorare la concretezza di questioni più attuali.
Cinema Alfieri, Corato - 12 Settembre 2009 |