Saranno i trattati di sociologia fra cent'anni a stabilire se l'Italia dei primi anni 2000 era davvero quella filmata e rappresentata da un mattone di un muro fradicio come “Matrimonio alle Bahamas”. Non vediamo altri motivi validi per avventurarsi in una sala che lo programma (a parte la necessità di ripararsi dal gelo), se non appunto quelli relativi ad un'attenta analisi sul nostro paese. Perchè in fondo il cinema e la televisione rappresentano ancora il costume (o forse la scostumatezza) di un popolo che forse vuol ridere perchè non sa più piangere. E' un fenomeno che va capito e forse aiutato. Disgraziamente fuoriuscite dalle menti degli instancabili fratelli Vanzina (ma affidate all'incolpevole Claudio Risi che ce la mette tutta per onor di firma), le gags che dovrebbero garantire ad un imbarazzante Massimo Boldi una sicura rendita dopo lo scisma comico dello scorso anno, danno per scontata l'idiozia dello spettatore malcapitato o quanto meno la sua bontà d'animo nel non pretendere il rimborso.
Eppure ci si chiede se una stroncatura abbia senso, se questa disperazione urlata a squarciagola nella totale inerzia produttiva di chi purtroppo ha risorse ma non sa impiegarle (chi ha detto che il cinema che funziona debba essere volutamente volgare?) possa essere colta al volo dagli esercenti che un bel giorno potrebbero incrociare le braccia e impedire questo scempio. Far riferimento alla trama non ha alcun senso, benchè stavolta gli sketch inseriti senza alcun filo logico si sforzino di dare consistenza ad un piccolo registro narrativo adolescenziale che fa tenerezza nella sua vuotaggine. E Boldi si ritrova un po' emarginato fra le storpiature verbali di Annamaria Barbera, il turpiloquio di Enzo Salvi riservato ai bendisposti concittadini capitolini e Biagio Izzo nei panni di un napoletano a Miami che sguazza fra luoghi comuni e offese alla bandiera. I Fichi d'India che dovrebbero essere nella finzione i parenti di Boldi, con il protagonista con scambiano neanche una battuta (forse nei giorni di riprese avevano differenti impegni). “Non aspettate Natale per ridere!”, recitano le locandine per evitare l'intasamento qualitativo di fine anno (arriverà anche De Sica, purtroppo); metteteci la firma: potreste aspettare pure Ferragosto prima che ci scappi casualmente un sorriso.
Uci Cinemas, Andria - Novembre 2007 (Barisera) |