L'alibi perfetto a prova di giuria è l'asso nella manica del giovane ed ambizioso reporter C.J. (Jesse Metcalfe) che al processo ci è voluto andare con tutte le sue forze per sconfessare i metodi procedurali di un procuratore corrotto che, a suo avviso, manipola a suo piacimento le prove del dibattimento per assicurarsi una promettente carriera politica. Il giornalista d'assalto è infatti stanco di sprecare il suo tempo prezioso in insulsi servizi che non interessano a nessuno. Sogna il colpo grosso e fantastica, legittimamente, la conquista del Pulitzer. Per far luce sulle trame oscure del tribunale ed inchiodare l'infallibile operato del procuratore Hunter (Michael Douglas) escogita un piano a prova di bomba: recupera e fa sue le prove indiziarie dell'assassino di una prostituta di colore e si fa arrestare in stato di ubriachezza. I poliziotti fanno due più due e in casa sua trovano il corpo del reato riconducibile al recente omicidio. Ma C.J. ha sapientemente documentato in un video che tutta la montatura è stata orchestrata per dimostrare ai giurati che il sistema giustizialista di Hunter ha delle vistose falle, tappate in nome della sua integerrima reputazione. Ma qualcosa si inceppa nel meccanismo di precisione che è un trionfo del potere diabolico della premeditazione: le prove della messa in scena vengono messe a repentaglio dagli scagnozzi di Hunter e l'ambizioso reporter rischia di salutare il mondo da una cella angusta del braccio della morte. Doppio finale a sorpresa, che sarebbe inopportuno sciupare in questa sede.
Peter Hyams dirige con esperienza e "Un alibi perfetto" ne è l'ennesima dimostrazione. Teorico del cinema processuale e del thriller alla Hitchcock riadattato alle paure e ai metodi indiziari di un genere molto frequentato verso la fine degli anni '80, il regista americano ripropone comunque una vicenda non proprio inedita, perchè già portata sullo schermo da Fritz Lang nel '59. Michael Douglas, in verità qui un pò in disparte per lasciare maggiore spazio ai due non proprio capacissimi protagonisti, si cala per l'ennesima volta nei panni di un eroe negativo, prototipo esemplare del lestofante che riesce a servirsi di apparenza e legalità per i suoi sporchi traffici. Il ritmo è entusiasmante, certo non serrato e spasmodico, ma perfettamente in grado di intrattenere lo spettatore con una storia originale in cui i rovesciamenti di fronte la fanno da padrone. Si respira qua e là un'atmosfera ingenua e nostalgica: siamo cresciuti con i thriller d'annata (come dimenticare "Il verdetto" di Lumet) ed ora, purtroppo, riscopriamo con tenerezza il fascino genuino dell'aula del tribunale impolverata. Privato del suo storico doppiatore Oreste Rizzini, venuto a mancare mesi fa, Michael Douglas rimedia con disinvoltura un'onesta figura al servizio di un generale esperto. Il basso gradimento, comunque, lascia immaginare che i tempi sono cambiati e che il marchio Doc e i bollini di qualità restano al botteghino praticamente ininfluenti.
UCI Cinemas, Molfetta - 26 Novembre 2009 |