Ospite sgradito di un capofamiglia esponente del "Partito del nord", il pugliese Checco (Luca Medici) scambia la statuetta di Alberto da Giussano per un pupazzetto Power Ranger ed esclama deluso "mamma perdonali perchè non sanno quello che fanno" dopo aver visto con stupore che le orecchiette da lui gentilmente offerte sono finite per sfregio nel cestino dei rifiuti della cucina; va aggiunto che il goffo protagonista nelle fasi precedenti aveva osato contaminare l'ampolla contenente un campione delle acque surgive del Po con un dozzinale intruglio biondo (produzione propria) prima di intonare una tarantella calabrese davanti ad una rappresentanza di padani inferociti. Divertente. La parodia che coglie al volo gli spunti irresistibili di un "uomo d'acqua dolce" gettato fuori dal suo habitat naturale di Polignano a Mare e scaraventato nell'ostile territorio della metropoli meneghina è solo una delle tante frecce nell'arco di Gennaro Nunziante, esperto e brillante "cantastorie" meridionale con innata propensione per la sceneggiatura dinamica (suo il merito essenziale per un film sfortunato di Leone Pompucci dove Gennaro era impegnato nell'esilarante veste di attore). "Cado delle nubi" ripropone in definitiva un passaggio obbligato che negli anni '80 ha ridato nuova vita ma anche compromesso le sorti cinematografiche di molti cabarettisti, con aspirazioni di celluloide, circoscrivendo l'operazione al primo tentativo. Checco Zalone, canterino scippatore di emozioni, alter ego di Luca Medici (laurea in giurisprudenza appesa al muro per un futuro come cantante neomelodico), è un'altra creatura sottoposta alla promozione forzata dal palcoscenico televisivo di "Zelig" al grande schermo. Domanda naturale: può un artista che ha solitamente cinque minuti a disposizione per stendere una platea, garantire la stessa prestazione da assoluto protagonista cinematografico? Il film in questione dimostra che a volte, semplicità alla mano e massimo impegno in fase di scrittura (poco spago all'improvvisazione, se ne deduce), si possono comunque assecondare i gusti di un pubblico predisposto alla risata facile e, di conseguenza, alla serata distensiva. "Cado dalle nubi" assume a stento le fattezze di un'opera cinematografica, ma il dato non allarma più del dovuto e non incide negativamente sulla sua valutazione complessiva. Il bravo Nunziante inanella per la sua simpatica creatura una lunga serie di gags verbali (gli strafalcioni lessicali di Checco non possono comunque ambire al successo europeo di "Giù al Nord" essendo davvero inesportabili) e situazioni paradossali che fanno capo all'oliato meccanismo della commedia degli equivoci. Fra una risata e una gaffe Checco lancia messaggi buoni sulla tolleranza razziale e sul rispetto degli orientamenti sessuali mentre le sue canzoncine strampalate occultano nell'apparente semplicità qualunquismi pesanti come macigni. Merce rara la genuinità in un mondo di mediocri che non sanno nemmeno di esserlo. La storia del cantante sognatore che fa fagotto e lascia l'amara terra sua (omaggio al grande Mimmo che ivi nacque) per sbattere la testa contro il muro dell'emancipazione della grande città non è proprio nuova, ma il dato non è grave. Il film di Nunziante per fortuna non è mai volgare, consente al giovane spettatore (la speranza è quella di sanificare i giovani con una comicità propositiva) di riassaporare un ritorno al buon cinema popolare (con contenuti), tirando a lucido la commedia sentimentale, il che non guasta. Luca Medici è solo e allo sbaraglio nella magica arena dei cento minuti da monopolizzare. Se la cava egregiamente, fra le risate e gli applausi di una platea conquistata dai sapori artigianali e grazie al sussidio di volponi del grande schermo come Ivano Marescotti (suocero leghista, armato fino ai denti di astio contro i terroni) o l'incontenibile Dino Abbrescia impegnato nei panni di un cugino col vizietto. Pronosticare una seconda tappa è francamente azzardato e rischioso. Checco Zalone al cinema si esaurisce e svanisce nell'arco di una serata piacevole (come non trattenersi col protagonista che entra in sauna vestito?). Ma "il Medici" (perdonateci il settentrionalismo) ha numeri e qualità per riproporsi (come capitò ad Abatantuono) nella veste a sorpresa di attore vero. La speranza è, e glielo auguriamo di cuore, che "Cado dalle nubi" sia solo in punto di partenza di una partecipazione assidua davanti alla macchina da presa. Fotografata benissimo (per la soddisfazione dell'Apulia Film Commission che promuove i nostri meravigliosi palcoscenici naturali) la nostra amata Puglia dove il sole bacia il bianco delle case e il mare accarezza sogni e illusioni di perdenti meritevoli di riscatto. Esportiamo pure provincialismo e dabbenaggine ma in quanto a sorrisi e sentimenti genuini, perdonateci l'orgoglio di appartenenza, possiamo "imparare" l'Italia intera (come direbbe Checco).
Cinema Impero, Trani - 28 Novembre 2009 |