Ragazze cattive, interrotte, o più semplicemente soltanto stupide? Femminile ed estremista già nell'orientamento sessuale delle maestranze (sceneggiatrice, regista e attrici protagoniste sono donne), "Jennifer's body" rilancia a suo modo la moda dell'horror erotico. Balzano subito in mente i goffi tentativi degli anni '70 da parte di Paul Morrisey e di Andy Warhol, abilissimi nell'amalgamare alla buona sesso e spavento, seguendo la pista di un cinema che riusciva ancora a difendere il suo senso liberale. Basta citare "Dracula cerca sangue di vergine...e morì di sete" (1974), con un cast strepitoso (Udo Kier, Vittorio De Sica e Stefania Casini) per farsi un'idea ed accellerare il rimpianto. "Jennifer's body" affonda invece il coltello nella piaga di una nuova mania: l'emosessualità. La perversione cannibalica che, rispolverando lo slogan "tremate tremate, le streghe son tornate", ci mostra la faccia oscura del nuovo famelico femminismo che avanza. Megan Fox, schianto della natura ed eloquente testimonianza dell'esistenza di un Dio propenso al "buono" con la B maiuscola, è Jennifer, studentessa liceale che ha esaurito le cartucce della trasgressione ed è in piena crisi non proprio spirituale. La sua amica del cuore Needy (Amanda Seyfried) stravede per lei e si lascia spesso coinvolgere nel turbine di malefatte e cattive azioni tipiche di un esibizionismo motivato da un senso di autostima e superiorità che non conosce confini. Lucignolo in gonnella travolge la povera ed inerme amichetta in una seratina coi fiocchi in una scalcinata taverna con musica dal vivo. La struttura prende fuoco e Jennifer svanisce nel cuore della notte, salendo sul furgone della band. Ricompare dopo poco come uno spettro in casa della povera Needy con la bocca sporca di sangue e uno sguardo inquietante che mette i brividi. La circostanza è presto detta: Jennifer è stata vittima di un rituale satanico finito male a causa della sua dubbia verginità. L'effetto collaterale, non proprio trascurabile, è che la bella ragazza per sopravvivere deve nutrirsi della carne dei maschietti. Molti coetanei bellimbusti, convinti di svoltare in una seratina piccante con l'irraggiungibile top model della classe, finiscono sotto le sue terribili fauci e svaniscono nel nulla. Needy prende atto della situazione, prima che sia troppo tardi, e riesce ad evitare l'irreparabile...
E' triste constatare che lo spunto di questa storia trascurabile e poco divertente sia stato colto al volo da Diablo Cody, ex spogliarellista prestata al cinema nonchè autrice del bellissimo "Juno", vincitore a Roma nel 2007. Il messaggio sublimato dagli estremismi di Venere sortisce effetti punitivi ai danni dei discendenti di Adamo: gli uomini, che mascalzoni!, finiscono in pasto ad un carnefice che rifiorisce grazie ai succulenti spuntini all'imbrunire. E' plateale ed inevitabile che il destino del film si accartocci attorno alle grazie non proprio trascurabili dell'affascinante giovane protagonista che troneggia nell'invitante ed inequivocabile locandina. Ma il film finisce incredibilmente con il disattendere persino i suoi presupposti scabrosi. La trasgressione permane a livello verbale, grazie a dialoghi osceni (scelta tipica e in linea con lo stile di scrittura di Diablo Cody) e a qualche risibile trovata splatter. Vanno a farsi benedire anche alcuni spunti su problematiche e contraddizioni adolescenziali che avrebbero potuto rivelarsi, se meglio gestiti, piuttosto interessanti.
UCI Cinemas, Molfetta - 21 Dicembre 2009 |