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21.04.2012

13° FESTIVAL DEL CINEMA EUROPEO DI LECCE - I PREMI E LE MOTIVAZIONI

Si è conclusa a Lecce la tredicesima edizione, quest'anno particolarmente ricca e significativa, del festival del cinema europeo. Fra gli ospiti internazionali: Terry Gilliam (che ha presentato il corto "Wholly family") e Emir Kusturica (testimone di un bellissimo libro fotografico sul suo cinema, celebrato con una retrospettiva) hanno registrato una calorosa accoglienza di stampa e pubblico. Quest'anno il programma del festival prevedeva anche tributi a Ken Russell e Sergio Castellitto, al quale è stato dedicato il libro curato da Enrico Magrelli "Sergio Castellitto, senza arte ne parte" (ediz.Rubettino).

31.07.2011 - 18.08.2011

Sinfonie di Cinema 2011 – LA COMMEDIA NEL CINEMA ITALIANO

Anche quest’anno torna a Montefiore dell’Aso (AP) la magica atmosfera del festival “Sinfonie di cinema”.

UOMO CHE VERRÀ (L')

Regia: Giorgio Diritti

Interpreti: Maya Sansa, Alba Rohrwacher, Claudio Casadio, Eleonora Mazzoni, Orfeo Orlando

Durata: 117'

Nazionalità: Italia 2009

Genere: drammatico

Stagione: 2009-2010

Coraggio e talento sono doti che, quando vanno di pari passo, confermano esistenza e resistenza di un cinema di qualità che lotta insieme a noi poveri appassionati. Giorgio Diritti, classe 1959, è un cineasta bolognese piovuto dal cielo in una splendida giornata di sole. Ma ha dovuto faticare parecchio perchè il suo primo film indipendente ("Il vento fa il suo giro", 2005), dopo aver conquistato una quindicina di riconoscimenti in tutto il mondo, arrivasse in alcune sale cinematografiche per legittimare il sacrosanto diritto del pubblico italiano ad esercitare (a volte sbagliando) il suo libero arbitrio. E il miracolo straordinario che ha interessato da vicino la bizzarra esperienza di Diritti è strettamente legato, ancora una volta, all'audacia e alla lungimiranza degli esercenti vecchio stile. "Il vento fa il suo giro" è stato per un anno e mezzo in cartellone al "Mexico", sala cinematografica di Milano, gestita secondo sani e buoni princìpi di patriottismo e competenza. Un film che è cresciuto lentamente con il passaparola, conquistando con i suoi innegabili meriti artistici quel pubblico in cerca di emozioni di ben altra natura, sfuggendo alle bislacche logiche di mercato che lo avrebbero altrimenti reso invisibile. "L'uomo che verrà", presentato con successo di critica alla Festa di Roma, è il suo secondo lungometraggio, stavolta sostenuto nei mezzi (ma non nello stile) dal conforto di una distribuzione (Raicinema). Un film che coniuga registro tragico e poetico trasmettendo la suggestione dei brutti racconti di un passato che tutti vorremmo rimuovere. Nell'inverno del 1943 la piccola Martina assiste in silenzio alla triste esperienza dell'invasione nazista. In una famiglia contadina dove ognuno rispetta il suo ruolo nell'interesse comune della collettività, la bambina osserva l'assurda minaccia che sta per sconvolgere le sue abitudini. I partigiani resistono nei boschi agli attacchi del nemico, i tedeschi agiscono indisturbati con rastrellamenti e rappresaglie. E molto altro ancora: i bombardamenti nel cuore della notte, i palloncini che scendono dal cielo (sono paracadutisti) mentre sua madre aspetta il fratellino (l'uomo che verrà) aiutando il padre nelle fatiche contadine, gli affascinanti riti che accomunano i suoi cari: la macellazione del maiale, il vestito della comunione. Si arriva con il passare della stagione al settembre del '44 e ai fatti inenarrabili della strage di Marzabotto. Persero la vita vittime innocenti (molte donne e bambini), nella rappresaglia più vergognosa che la storia ricordi. Testimone involontaria di un volgarissimo eccidio, Martina accarezza in grembo la speranza di un dopoguerra diverso.

In Giorgio Diritti si ritrovano piacevolmente la magia di alcuni lavori di Olmi, l'arguzia scenografica e acustica del cinema di Franco Piavoli, il fascino del racconto al servizio dei personaggi. Nella sua durezza e nel suo stile distaccato e poco incline all'emozione diretta ,"L'uomo che verrà" ricostruisce le nefandezze di un passato recente che è difficile rimuovere. L'autore non cede alle mediazioni, ma accentua il rigore formale aggrappandosi con forza alla potenza del mezzo cinematografico. E' abbastanza lampante la sostanziale differenza di questo lavoro con i criteri espressivi di una fiction. Il film è interamente recitato in dialetto emiliano, con sottotitoli in italiano, e ripete in un certo senso l'esperienza de "L'albero degli zoccoli". Si affida prevalentemente ad attori prestati dal vissuto quotidiano, anche se Maya Sansa e Alba Rorwacher si destreggiano con straordinaria esperienza nel ruolo di protagoniste. Un film duro e complesso che tutela con la bontà dei suoi mezzi un cinema artigianale che, se non fosse per il coraggio di questi autori, rischierebbe di estinguersi. 

Cinema Galleria, 28 Gennaio 2010 (Bifest Bari)

Voto:     3,5 / 5
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