Torna alla ribalta la commedia picaresca, genere amabilissimo destinato ad attirare le simpatie delle platee composte in minima parte da turisti appassionati. Monicelliana per costituzione, con i suoi vivaci ed accesi cromosomi che portano lo spettatore a zonzo, a volte a contatto con paesaggi insoliti e poco sfruttati dalla macchina da presa. Ora che le film commission imperversano muovendo le acque stagnanti di un'Italia mai così fotogenica ed ospitale, sembra davvero una benedizione piovuta dal cielo per lo spettatore l'opportunità di conoscere gli angoli inesplorati del nostro territorio. La bella Lucania tiene a battesimo l'esordio alla regia di Rocco Papaleo, cinquantaduenne di Lauria (Potenza), attore per caso (o forse per pura vocazione) prestato alla causa da un'innata simpatia e da un'apparente indolenza che sembra un'eredità legittima dei "basilischi" di Lina Wertmuller. Il suo film è un atto d'amore sincero ed inequivocabile nei confronti della sua bellissima terra. Modellato sulla copia sbiadita del "Viaggio in Italia" di Goethe, l'intento del film è quello di ritrovare il percorso emozionale della complicità amicale attraverso il collaudato schema "on the road". Nicola Palmieri (Rocco Papaleo) è un insegnante che condivide con i suoi amici fidati la passione per la musica. Il destino ha però disilluso i sogni giovanili. L'occasione per rimettersi in gioco è data dall'opportunità di partecipare al festival musicale di Scanzano Jonico. Nicola richiama la sua band composta da Franco (M.Gazzè), solitario e taciturno contrabassista, Rocco (Gassman), scanzonato addetto alle percussioni, e Salvatore (Briguglia), timido e riservato chitarrista, per puntare dritto all'esibizione in piazza. L'idea originale è quella di attraversare a piedi la Basilicata coast to coast, dalla riva tirrenica a quella jonica, verso la meta stabilita. Un percorso lungo cento chilometri che li vedrà, per una decina di giorni, coinvolti in una full immersion artistica fuori dal tempo. Alla compagnia si aggrega in veste di reporter una giornalista annoiata e diffidente (Giovanna Mezzogiorno), disposta ad immortalare l'evento in un documentario a tema. Percorrendo mulattiere e strade alternative, rinunciando espressamente alle facilitazioni tecnologiche, i viaggiatori assaporeranno il gusto dell'avventura e il retrogusto amaro dell'esistenza. Liberi di sognare e di conoscere attraverso un paesaggio brullo, affascinante ed ospitale la dimensione più consona alla felicità individuale.
Rocco Papaleo mette da parte i macchiettismi e gli espedienti facili della commedia corale per lasciar spazio ad un'analisi attenta e disincatata sugli squilibri dell'età matura e sul conto presentato dal giro di boa della propria vita. Lungo il tragitto, confortato dalla poetica di scenari naturali stupendi, i quattro amici-zingari si divertiranno a giocare con sogni e aspirazioni inseguendo, ad onor di logica, la possibilità di rinunciare a compromessi e convenzioni. Delizioso e divertente, il film di Papaleo paga il dazio dell'opera prima; alcuni difetti di struttura sono dovuti ad uno stile rapsodico e frammentario che non porta il bilancio oltre la soglia della carineria. Apprezzabile l'idea di equilibrare il cast maschile con la politica degli opposti che si attraggono: ad un Gassman che gigioneggia, suo malgrado, nella faticosa riproposta del mattatore che gli diede i natali si contrappone un misurato Max Gazzè che non parla mai, affidandosi allo sguardo. Buoni ed interessanti i temi jazz, i brani musicali che testimoniano la dimestichezza di Papaleo in veste di "cantattore", l'apprezzabile fotografia di Fabio Olmi che riesce a cogliere magicamente il fascino di luoghi inesplorati (splendido l'omaggio rivolto a Carlo Levi, autore di "Cristo si è fermato ad Eboli" ) e la bellezza di una regione vivissima che, come è giusto che sia, attirerà carovane di curiosi turisti a caccia delle locations.
Multisala Galleria, Bari - 14 Aprile 2010 |