Meglio il rifacimento o l'originale? A volte capita che il riadattamento secondo canoni più moderni possa incrementare a dismisura la distanza fra i due film. "La città verrà distrutta all'alba", girato nel 1973 da George A.Romero, resta un prototipo indiscusso del "viral movie" (con la violenza a braccetto con l'epidemia), precursore della lunga serie degli zombie-movies che sarebbe esplosa negli anni a seguire. Il pretesto è dato da una contaminazione batteriologica che si scatena in una tranquilla comunità rurale di 1500 anime dove cominciano ad accadere eventi inquietanti. C'è chi imbraccia il fucile minacciando una partita di baseball, chi rinchiude moglie e figlio in uno sgabuzzino e appicca fuoco alla casa, chi sembra dare segnali di follia ripetendo all'infinito la stessa frase. Gli eventi inspiegabili e la misteriosa impennata di violenza urbana allarmano il giovane sceriffo Dutton (T.Olyphant) e sua moglie Judy (R.Mitchell), in stato di gravidanza, che assistono impietriti alla trasformazione della loro ridente cittadina. Arriva l'esercito con soldati dotati di maschera antigas, viene stabilita la legge marziale, scatta l'inevitabile quarantena. Ma le cause del disastro batteriologico restano oscure. Gli indizi portano ad un incidente aereo avvenuto in prossimità della campagna circostante: il carico pericoloso può aver inquinato la falda, portando il maleficio nei rubinetti dell'acqua potabile. I cadaveri accatastati in una città fantasma lasciano presagire un drammatico conto alla rovescia: tutta l'area contaminata verrà infatti distrutta all'alba. Dutton e Judy lotteranno fino all'ultimo per difendere il loro diritto alla sopravvivenza.
Combattuto fra l'intenzione di svecchiare il classico horror-movie con "infiltrazioni" più raffinate (il film si avvicina moltissimo all'ultima pellicola di Shyamalan) e la necessità di accontentare gli amanti del salto sulla sedia, il regista Breck Eisner non tradisce un sano conformismo. "La città verrà distrutta all'alba" versione 2010 ha sussulti regolati in perfetta sincronia ma soffre anche le troppe libertà concesse alle assurdità della vicenda. Alcune sequenze (l'accampamento notturno nella stazione di servizio deserta e l'assedio sotto le spazzole dell'autolavaggio) sono utili alla causa, ma il film in definitiva risulta noioso e ripetitivo. Rispetto al suo modello originale il film di Eisner manca in definitiva di quel sano artigianato che, magari, all'epoca dei fatti poteva essere apprezzato per condivisibili meriti innovativi. Nella lunga serie dei remake (sotto il rastrello sono passati tutti: da "Le colline hanno gli occhi" a "Non aprite quella porta") soffre un pò troppo un appiattimento dovuto alla mancanza di coraggio. Nonostante la brava e bella Radha Mitchell si immoli, come vittima sacrificale, in tutto il suo splendore. Urge qualcosa di nuovo per stemperare questa indolenza da riciclaggio forzato. E non è finita qui: tra un pò ci toccherà aprire la porta al Freddy Krueger di "Nightmare" tirato a lucido nel suo nuovo look per commemorare i 25 anni di anniversario.
Cinemars, Andria - 24 Aprile 2010
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