Scrupoloso osservatore dei malesseri contemporanei, dopo aver raccontato in "Giorni e nuvole" il disagio di una famiglia frantumata dalla crisi economica, Silvio Soldini sposta l'azione sul territorio controverso del dramma sentimentale. La sua nuova analisi parte dalla periferia di una Milano irriconoscibile e quindi impossibile "da bere" senza che ti secchi la gola. Esistenze arroventate dalla fatica di far quadrare i conti a fine mese, ipermercati globalizzanti dove si trascorrono minuti preziosi per l'approvvigionamento di prodotti al risparmio, anime spesso confuse dalla necessità di arrotondare con lo straordinario. Verrebbe da chiedersi: se la si potesse acquistare al discount quanto costerebbe la felicità a buon mercato? La giovane Anna (Alba Rohrwacher) si è rassegnata agli standard di stabilità di una vita inerte, senza particolari emozioni. Fa la spola dall'ufficio tributario presso cui lavora alla piccola abitazione dove convive con il suo compagno Alessio (Giuseppe Battiston), un ragazzone simpatico e di buona volontà, che ha fatto del bricolage una ragione essenziale per contrastare il costo improponibile della manodopera. Tutto fila liscio fino a quando per caso durante una festicciola in ufficio non incrocia la sua esistenza con quella di Domenico (Pierfrancesco Favino), factotum precario di un catering, di origine meridionale, sposato con due figli a carico. La noia cede il passo al gioco, all'innocente desiderio di frantumare i tabù e le rispettive responsabilità e il tradimento bussa alla porta. I due finiscono presto, raggomitolati come due amanti bruciati da un'inappagata passione, con le chiavi che aprono la porta del paradiso in un motel a ore. Fin troppo confortevole per annullare lo squallore. Fuori dal luogo magico c'è una normalità che incombe e la consapevolezza di non poter continuare a nascondersi a lungo. Fino a quando qualcosa nel meccanismo omertoso si inceppa, aprendo lo spiraglio agli scrupoli. Il resto è da seguire...
A Soldini va riconosciuto ancora una volta il merito di essere perfettamente in grado di raccontare la quotidianità con la precisione di un orologiaio. I dialoghi e un'intelaiatura narrativa imbevuta di tutto ciò che è ordinario e, di conseguenza autentico, costituiscono uno degli aspetti più interessanti di un onesto film italiano che si avvicina verosimilmente al mondo che racconta. L'adulterio filtrato dall'introspezione. Attori generosi (la Rohrwacher soprattutto) e convincenti popolano un microcosmo che il compianto Marco Ferreri avrebbe di certo gradito. Il contributo all'imperfezione inevitabile è dato, purtroppo, da un coraggioso finale un pò rabberciato che evita intelligentemente i compromessi di un epilogo scontato. E che di fatto lascia tutto un pò in sospeso, per paura di un'impennata sulla volata finale. Ancora una volta anime divise in due, con un'aria dell'ovest non del tutto serena, che confermano il talento di un autore che quando vuole riesce sempre a tirarsi fuori dalla mischia.
Cinema Impero, Trani - 9 Maggio 2010
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