La storia insegna che pur non amandosi particolarmente, cinema e televisione continuano a frequentarsi all'occorrenza, nel tentativo curioso di riuscire a creare un'interscambio fra spettatori di diversa fascia ma con abitudini opposte. Non si spiegherebbero altrimenti, ed è il vezzo tipico di una nuova tendenza, le incursioni che hanno dato alla luce prodotti insoliti come "Hazzard", "X-files" e "Sex and city", solo per citarne alcuni. Veri e propri numeri zero o prequel che dir si voglia che strizzavano l'occhio alle mitiche serie che hanno furoreggiato sui piccoli schermi, incrementando i palinsesti delle tv commerciali. A parte gli effetti indesiderati di una naturale spoetizzazione dovuta al brusco passaggio di consegne fra i memorabili anni '80 e il triste decadimento contemporaneo, si segnalano rarissimi casi in cui il gioco ha retto. La serie "A-Team", ad esempio, importata dalla NBC nel quadriennio 1983-1987, ha fatto sognare un'intera generazione cresciuta a pane e nutella. Per oscure ma efficaci alchimie che investivano sul gioco e sull'ironia, senza mai ricadere nelle lusinghe dei moderni "shoot 'em'up", in tempi di edonismo reaganiano innaffiato col succo della propaganda. Un entusiasmo imbevuto nell'innocenza e nel piacevole disagio dello spot pubblicitario dietro l'angolo. I tempi sono cambiati e l'"A-Team" cinematografico si adegua per necessità allo spirito commerciale della multisala. I mezzi tecnici hanno fatto passi da gigante e, nell'era dei prodigi del tridimensionale, il peso della nostalgia, con lo sguardo rivolto all'onesto artigianato del passato, diventa insostenibile. Il cambiamento è evidente: gli anziani protagonisti della serie originale, alcuni scomodati per la pratica feticistica del cameo, si sono dichiarati delusi e amareggiati dal risultato finale. Un pò di ragione, sebbene si tratti di malcelato rancore, gli va riconosciuta. Il film di Joe Carnahan, regista del divertente "Smokin' aces", tira un pò troppo la corda dal punto di vista tecnico, perdendo punti sotto il piano dell'originalità. L'autore sembra avere comunque massimo rispetto nei confronti dei personaggi originali, mantenendo una coerente linea di fedeltà rispetto al format. Ritroviamo infatti i quattro membri del commando "A-team", composto da simpatiche canaglie e avanzi di trincea, riuniti per una missione impossibile in Medio Oriente. Recuperare i milioni di dollari falsi stampati da una zecca abusiva, mettere al sicuro le matrici e scongiurare così un danno economico di vaste proporzioni. Condannati per crimini mai commessi, ricattati dai servizi segreti e dall'esercito, i membri del commando non riusciranno a trovare mai sulla loro strada alleati affidabili. L'antica lotta del bene contro il male procederà con ripercussioni assurde e danni collaterali spesso riconducibili alla miccia che spunta dall'esplosivo. Pura adrenalina con i freni rotti: è necessario sostituire pane e nutella con pop corn caramellati e un boccale di bibita ghiacciata per arrivare giusto in tempo ai limiti del burrone.
Per chi è in cerca di emozioni a buon prezzo, specie in un finale di stagione in cui fra caldo e mondiali di calcio, la sala cinematografica diventa un desolante ritrovo per pochi intimi, "A-Team" si rivela comunque appropriato ed essenziale. Senza tanti complimenti, per saziare l'appetito di cinema da luna park, ci si ferma però alla prima osteria. Funziona un pò meno dal punto di vista stilistico, dal momento che si assottiglia vistosamente il confine fra il fascino della pellicola e l'immagine piatta della tv via cavo. Carnahan recupera un team affiatato di buoni attori utili alla causa. I duetti fra il belloccio Bradley Cooper e l'irresistibile "poliziotta" Jessica Biel deliziano con le giuste pause il fragore e il frastuono del dolby sparato a mille. Il buon Liam Neeson, capitano della pazza truppa, con il sigarone cubano fra i denti cerca di rendere degno omaggio al compianto George Peppard, l'originale colonnello "Hannibal" Smith, scomparso nel 1994. Si scatta, obbligatoriamente, sull'attenti alla citazione de "La grande fuga" con un panzer che minaccia di saltare fuori dallo schermo come la sfera gigante in "Prova d'orchestra" di Fellini. Il cumulo di macerie che chiude la gag lascia ben sperare che, con l'ausilio di un Mel Brooks in stato di grazia, c'erano tutte le basi per un irresistibile parodia dei film di guerra.
Cinema Impero - Trani, 18 Giugno 2010 (Barisera) |