In "Cuore di cane", celebre romanzo satirico scritto da Michail Bulgakov e portato sullo schermo in un'irriverente trasposizione di Alberto Lattuada si celebravano contraddizioni e anomalie della sperimentazione genetica. Scienziati pazzi (mica poi tanto) asserragliati in laboratori inaccessibili in una calma apparente, senza alcun contatto con il rantolante mondo esterno (che era il comunismo nella russia del '20). Il progresso era nascosto fra le mani di pochi e sarebbe stato presto condiviso con la massa: l'incrocio fra geni umani e canini avevano creato una buffa ed esuberante creatura che ogni tanto abbaiava. In "Splice" diretto dal promettente Vincenzo Natali (autore del geniale "The cube"), il tema centrale ritorna aggiornandosi nel grigiore inquietante del terzo millennio. Ci sono ormai poche barriere superabili a disposizione della scriteriata ricerca genetica. Clive (Adrien Brody) ed Elsa (Sarah Polley) sono due giovani scienziati assoldati da una multinazionale per portare a termine un progetto complesso attraverso clonazioni e vite sintetizzate in laboratorio. In termini pratici i loro progressi confluiranno nel vanto di un consiglio d'amministrazione obbligato a convincere gli investitori. Mescolando DNA umano e animale, simulando il parto in un'incubatrice riescono a portare alla luce una creatura stranissima. Poichè gli alti vertici dell'azienda ne sono all'oscuro, cominciano a nascondere dalla vista dei colleghi l'ingombrante frutto dell'esperimento. Che mostra, tuttavia, aspetti positivi e negativi. Ad uno sviluppo cellulare che si concretizza in una crescita rapida seguono inconvenienti piuttosto imbarazzanti: pur non riuscendo ad esprimersi l'abominevole risultato di un peccato sperimentale manifesta aggressività ed istinti animaleschi. E' solo l'inizio di una micidiale catena di effetti collaterali destinati ad esplodere, coinvolgendo inevitabilmente il menage personale dei due scienziati che si ritroveranno uno contro l'altro e non solo per banali incomprensioni scientifiche. La creatura, motivata da un'intermittente carica ormonale, sconvolgerà il destino sessuale dei suoi genitori virtuali con sviluppi preoccupanti.
Penalizzato da una distribuzione estiva che si traduce spesso in indifferenza e diserzione da parte del pubblico, "Splice" è in realtà un'operazione interessante e convincente che va ben oltre i fini pratici rivolti alla strumentalizzazione del cinema di genere. Vincenzo Natali che già aveva fornito prova di originalità nel suo claustrofobico lavoro d'esordio, ricama a dovere temi e situazioni forti che conferiscono a "Splice" il dono dell'imprevedibilità realizzandosi in qualcosa di nuovo. E' un film fantascientifico nelle premesse che non si lascia mancare nulla: dagli effettacci splatter all'incursione nel thriller e non disdegna atmosfere erotiche ed involontarie pause leggere in tono da commedia. Adrien Brody e Sarah Polley, amanti lestofanti in camice bianco, sorridono e piangono al cospetto di provette ed alambicchi mentre l'eterea ed androgina modella Delphine Chaneac mostra graziose fattezze umane ad una vorace e saltellante mantide (ninfomane) con coda e pungiglione. Ci sono aspetti morbosi e malsani importati direttamente dallo studio Cronenberg. Ma "Splice" viaggia comunque in totale autonomia con un ricco serbatoio di idee. La soddisfazione è duplice: il divertimento è assicurato ma è pari soltanto alla triste constatazione che il male dell'uomo nasce da un'innata mancanza di limiti.
Uci Cinemas, Molfetta - 15 Agosto 2010 |