La celebre composizione musicale di Paul Dukas che ispirò uno dei frammenti più riusciti di "Fantasia" di Walt Disney (1940) illumina, come un lampo nel buio, le due ore scarse di noia in occasione d'un doveroso omaggio, appiccicato col mastice di rinforzo, in un contesto spiazzante. "L'apprendista stregone" è solo uno degli ultimi trucchi estratti dal cilindro del sovrano incontrastato del blockbuster Jerry Bruckheimer. Sostenitore sfegatato e fanatico della spettacolarizzazione estrema del mezzo cinematografico, il grande produttore hollywoodiano stavolta ha la pretesa di dilatare il frammento disneyano, ricamandoci attorno una trama inventata ex novo. E così la magica sequenza delle scope e dei secchi d'acqua animati da un incantesimo (in "Fantasia" il protagonista era un Topolino pasticcione) diventa il clou di un fantasy d'ordinaria amministrazione, compromesso da anacronismi imperdonabili. Comodamente in disparte, seduto in poltrona il grande (un tempo) Nicholas Cage fa le sue ore di lavoro e batte cassa: le ragioni alimentari gli consentono di passare tranquillamente da Herzog a Turteltaub, che metaforicamente parlando è un salto nel vuoto pari solo al passaggio repentino dalla Limousine con autista al mezzo pubblico superaffollato. Il pubblico estivo tuttavia, nella piacevole e rasserenante accoglienza di una sala con il condizionatore sparato a palla, ha ben poco da recriminare: in attesa che Harry Potter 2010 sia pronto per la visita di leva, ci si accontenta di un prodotto di ripiego.
Nella New York dei giorni nostri Balthazar Blake (Nicholas Cage) è uno stregone baciato dal dono dell'immortalità che difende con tutte le sue forze la pace nel mondo dalle minacce del suo nemico Maxim Horvath (Alfred Molina), aspettando pazientemente l'arrivo di un apprendista nelle cui vene scorra il sangue nobile della dinastia del grande mago Merlino. Puntualmente e casualmente il saggio stregone incontra il suo atteso interlocutore. Si chiama Dave (Jay Baruchel), è un ragazzino timido ed introverso, del tutto inconsapevole dei grandi poteri dell'occulto cui è predestinato. I malefici di avversa fazione si risvegliano e si apre l'eterna lotta fra bene e male. Preparato dal fido Balthazar al'uso delle arti magiche, al giovane Dave spetterà il compito di salvare il pianeta dalle cattive intenzioni della strega Morgana. La lotta all'ultimo sortilegio avverrà proprio nel cuore di Manhattan: scienza batte magia due a zero, doppio happy end per tutti i gusti.
Furbo ed accattivante nell'esplicita intenzione di trainare il cinefilo per il bavero, "L'apprendista stregone" ha un solo imperdonabile difetto: dura mezz'ora di troppo, le battaglie esoteriche sono francamente eccessive, quel poco di ironia resistente è affossata da una sfilza di deja-vu. Vistosamente a disagio con il suo cappellaccio trendy, Nicholas Cage prosegue la sua discesa per evidenti ragioni contrattuali. Ma il maleficio più grande da parte degli autori è, ancora una volta, il non aver corredato il cameo della bellissima Monica Bellucci con un doppiaggio degno della prestigiosa confezione internazionale. Non c'è mago al mondo in grado di trattenere l'istintivo sghignazzare dello spettatore davanti alla breve ma essenziale performance della diva di Città di Castello che tutto il mondo ci invidia. Bacchette magiche spezzate e prestigiatori inermi: si devono far magie, ma non si possono far miracoli.
Cinemars, Andria - 20 Agosto 2010 |