La mercanzia esposta sulla locandina da Laura Torrisi (già "moglie bellissima" per Pieraccioni) in stile "chiappa e spada" lascia pregustare allo spettatore medio il tentativo coraggioso di rinverdire la spensierata commedia sexy attraverso il fascino di location da sogno. Emozioni a buon mercato che rafforzano la democraticità del cinema popolare. Sharm El Sheikh fra benefici fiscali e costi abbordabili diventa pertanto meta pretestuosa per un'allegra vacanza con troupe cinematografica a seguito (e con un epilogo che plagia in pieno l'ultimo marchio di fabbrica di Neri Parenti). E' una vera e propria dichiarazione di guerra ai prodotti preconfenzionati a fine anno da Aurelio De Laurentiis, il guanto di sfida gettato in pieno volto ai distributori pigri che aspettano con ansia la settimana di Natale per gettarsi nella mischia. Il film di Ugo Fabrizio Giordani (con un film come "Troppo belli" sulla coscienza) gioca d'anticipo trafugando furbescamente la formula magica. Peccato che l'espediente geniale non abbia seguito felice: il suo è un tentativo poveristico di emulare un cinema vacanziero ormai morto da anni, una volgare e concorrenziale imitazione che sfugge a qualsiasi valutazione critica, ma non al sondaggio sull'opportunità di continuare a tirare la corda. Su scenari da sogno e sfondi da cartolina che strizzano l'occhio alla promozione turistica si alternano storie molto in linea con il periodo buio che il nostro paese attraversa: il precariato si conferma fonte primaria di ispirazione per le risate grasse. Brignano e Casagrande sono due impiegati col cappio del mutuo che entrano in competizione per salvaguardare il posto di lavoro. Il nuovo proprietario della ditta (Panariello) è un imprenditore toscano triviale e venale che ha la sua sede operativa in una suite esclusiva del "Domina Coral Bay", l'albergo più esclusivo del mar Rosso. I due acerrimi rivali si mettono in viaggio e lo raggiungono a Sharm El Sheikh, sperando di riuscire ad entrare nelle sue grazie. Gli adolescenti aggiunti per soddisfare una quota proporzionale d'utenza hanno più o meno gli stessi problemi di cuore e, telefonino alla mano, attraversano una dipendenza da sms. In tutti i casi sono troppo acerbi e poco adatti alla recitazione.
Ben lungi dal compiacerci nel constatare la rovinosa caduta di un cinema d'intrattenimento che non ha più ragione di esistere, ci limitiamo a verbalizzare il "visibile". Mentre l'improbabile coppia comica Brignano-Casagrande cerca di fare il verso a "Chi si ferma è perduto" con Totò e Peppino (con distanze siderali che è facile immaginare), c'è anche spazio e tempo per ricordare lo schiaffo al commenda davanti alla fontana di "Una vita difficile" di Dino Risi (citazione che è onestamente ufficializzata ma che di fatto non evita il sacrilegio). In un'allegra sarabanda non memorabile che sperpera e ricicla, attingendo inevitabilmente dal ricco serbatoio della commedia all'italiana, senza mai estorcere un sorriso si inserisce a fatica un Panariello per l'ennesima volta inadeguato ai tempi cinematografici. Si intensifica il rapporto sempre più morboso fra lo spettacolo fatto con soldi e la mancanza assoluta di idee. Dal naufragio si salvano a stento due attrici bravine coinvolte per caso o per necessità in uno spettacolo deprimente. Trattasi di Cecilia Dazzi ed Elena Russo: romanità e napoletanità a confronto per una manciata di buffe situazioni comiche televisive. Freno a mano tirato, particolare apprezzabile, per evitare brusche scivolate nel territorio minato delle volgarità. Davvero poco per dare le giuste motivazioni allo spettatore che vuole divertirsi e riesce solo ad avvilirsi.
Cinema Impero, Trani - 17 Settembre 2010 (Barisera) |