Chris Nolan, prendere o lasciare. Teniamoci stretto "The prestige", rivolgiamo qualche sguardo di residua ammirazione a "Memento" e giocherelliamo con aria sostenuta con "Il cavaliere oscuro", piccola impennata stilistica del clichè burtoniano applicato all'uomo pipistrello. Perchè con "Inception" il gioco si fa serio, anzi serissimo. E' un film che non ammette vie di mezzo: lo spettatore può disporsi in lontananza o tentare di avvicinarsi timidamente al fascinoso ma enigmatico schiocco di frusta di un domatore che nasconde bene le sue carte in un gabbia con ben cinque livelli narrativi. Apparenza e realtà, immaginazione e presente, illusione e vita reale. L'assenza di regole in un film che gioca con la fantasia, imbevendola ben bene di sangue, dissemina in realtà allusioni, riferimenti, chiusure del cerchio e mondi virtuali. Tutto torna perfettamente (o quasi) in un lunghissimo viaggio illusorio dove nulla è ciò che sembra, lasciando sciolte le briglie della logica. In un periodo storico indefinito Dom Cobb (Leonardo Di Caprio) è un ladro d'informazioni. Un abilissimo estrattore di segreti ("exception") che interviene e agisce all'interno del subconscio delle sue vittime penetrando attraverso i sogni. La formula collaudata prevede un rapporto diretto fra sonnolenza e violazione: attraverso l'immaginario, i "clienti" del furbo Cobb si mettono a nudo inconsapevolmente. Per conto di una multinazione giapponese capeggiata da un losco e viscido imprenditore (Ken Watanake), Cobb viene incaricato di entrare nella mente del rampollo di un'azienda concorrente per impiantare ("inception") accurate e devastanti strategie aziendali che ne compromettano le sorti. Fra spazi virtuali e riunioni lavorative in cui gli agenti infiltrati si ritrovano per "prendere sonno" ecco che, come in un macchinoso gioco di scatole cinesi, la realtà si stratifica in spazi temporali multiformi (con cinque diverse ambientazioni), connessi più o meno dalla natura esponenziale del sogno principale.
"Inception" è uno dei pochi film in cui potenzialmente i difetti di trama trovano sicure prove di riparazione nel subconscio dello spettatore e nella sua capacità ad assimilare o meno il complesso immaginario e creativo di Nolan. Dallo spunto di partenza di svela in realtà un complesso intreccio fra mondo reale ed immaginazione che fanno del film in questione un vero e proprio gustoso rompicapo con inattesi ma interessanti e coinvolgenti spunti d'interazione. Bravissimo Di Caprio nel calarsi ancora una volta in un ruolo enigmatico che sembra un parente diretto del personaggio intereptato nell'ultimo film di Scorsese. E il cast stellare si concede lussi innegabili: Michael Caine in una partecipazione speciale e il ritorno del grande Tom Berenger. Commentato dalle straordinarie sinfonie di Zimmer è un film che rischia di non entusiasmare alla sua prima visione. Merita prove d'appello e rivalutazioni anche in virtù di un uso smodato e scriteriato di sequenze d'azione che, di fatto, inquinano il fascino e la bellezza di molte intuizioni geniali che fanno di Nolan un punto di riferimento ormai fermo e distinto nel cinema d'autore americano.
Cinemars, Andria - 28 Settembre 2010 (Barisera) |